Dopo il referendum britannico su Europa sì, Europa no, abbiamo assistito alle richieste di chi vuole un referendum simile anche in Italia, chi rivendica i sacri confini nazionali e chi vuole il Bel Paese nella Ue ma fuori dall’euro. Alcune precisazioni appaiono necessarie: i referendum sui trattati internazionali non sono consentiti dalla Costituzione e i referendum consultivi lasciano il tempo che trovano, inoltre, chi rivendica i confini italiani e’ lo stesso che sosteneva i sacri confini regionali.
Quel che e’ successo ai mercati finanziari, evidentemente, non interessa a costoro. La borsa di Milano è andata giu’ del 12% e alcune banche del 24%. Vogliamo ricordare che nelle borse ci sono anche gli investimenti dei risparmiatori e in caso di Italix salta il sistema bancario italiano e con esso i soldi dei cittadini.
Chi vuole la uscita dall’euro deve mettere nel conto che le obbligazioni statali diverranno carta straccia, visto che non ci sara’ la Bce a sostenere la moneta unica, ma saremo soli con la nostra liretta e il megadebito pubblico. Come si finanziera’ il nostro welfare (pensioni, assistenza, sanita’) che da solo assorbe il 52% del bilancio statale? Con ulteriori tasse?
Insomma, pur di racimolare qualche lettore in piu’ o di accattare voti, si prospettano soluzioni che dire irrazionali e’ poco; ma si sa, quando ragione e sentimento si scontrano vince quest’ultimo. La Storia dovrebbe insegnare. Dovrebbe, appunto.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc