Nel 2016 diventa un miraggio la possibilità di raggiungere una crescita dell’1,2%, come aveva ipotizzato il governo in aprile prima della Brexit ma anche prima della tempesta che da settimane ormai si sta abbattendo sul sistema bancario, Mps in testa. Dopo Banca d’Italia e Fondo Monetario, così come Confindustria e Ufficio Parlamentare di Bilancio, anche Fitch taglia infatti le stime sul Pil dell’Italia per quest’anno che, secondo l’agenzia di rating si fermerà appena allo 0,8%, un decimale sotto l’ultima previsione Fmi. Che l’andamento della crescita sia da rivedere ne è consapevole anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che, alla Camera, ha ribadito che con il Def di settembre saranno riviste le stime visti i segnali di rallentamento dovuti alla "debolezza delle economie emergenti e all’incertezza per l’esito del referendum" di Londra. Nel suo ‘Global Economic Outlook’ – che analizza diversi Paesi, dagli emergenti ai principali Paesi Ue, alla luce dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea – l’agenzia di rating, nota in particolare la debolezza delle banche del Vecchio continente mettendola in relazione all’esito del referendum sulla Brexit e ai "nodi irrisolti della qualità degli attivi nelle banche italiane". Gli effetti della Brexit, secondo Fitch, saranno comunque limitati ed è "improbabile", si legge nel documento, che possano innescare una "recessione globale". Quanto all’Italia, le previsioni sono state riviste al ribasso più che nel resto d’Europa perché "le pressioni sul settore bancario potrebbero limitare l’offerta di credito". In ogni caso un vero e proprio nuovo ‘credit crunch’ non sarebbe alle porte, grazie sia all’ombrello Bce sia alle iniziative del governo che "si stanno evolvendo".