Due verifiche fiscali nell’arco di un mese hanno portato alla luce un’evasione di 5 milioni di base imponibile non dichiarata e di 1 milione di euro di Iva dovuta nei confronti di due evasori totali. Veri e propri fantasmi per il fisco, sono stati individuati dai ghostbusters della Guardia di Finanza della Tenenza di Occhiobello, che indagava nei settori delle confezioni per abbigliamento e del commercio al dettaglio di prodotti di telefonia via internet. I rappresentanti legali delle due ditte sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per omessa dichiarazione dei redditi. La ditta che si occupava di confezioni per abbigliamento, gestita da un cittadino cinese in località Gaiba, lavorava per famose marche italiane e, a seguito della verifica, ha chiuso i battenti in quanto le Fiamme Gialle hanno chiesto e ottenuto la cancellazione della partita Iva per irreperibilità del titolare. In questo caso la ditta cinese operava come terzista nel senso che l’attività di confezione gli veniva sub-appaltata da un’altra azienda cinese incaricata del lavoro, a sua volta, dal brand italiano di grido. Si tratta di un meccanismo che, basandosi sull’evasione fiscale della ditta terzista (4 milioni di base imponibile non dichiarata e 800mila euro di Iva dovuta) che effettua materialmente il confezionamento, consente di abbattere i costi di lavorazione e di realizzare una concorrenza sleale sul mercato ottenendo con maggiore facilità le commesse da parte delle case di moda. Rispetto ai 10 euro di costo per il confezionamento dell’articolo presso la ditta cinese ne venivano introitati 400 all’atto della vendita al pubblico da parte del destinatario finale del prodotto. Centinaia di feedback negativi e numerose querele hanno messo i finanzieri sulle tracce di un’altra ditta, con sede a Occhiobello, operante nel settore della vendita on line di telefonini e accessori per la telefonia che venivano pubblicizzati a prezzi vantaggiosi per attirare il maggior numero di clienti. Oltre a rilevare un’evasione fiscale per mancata dichiarazione dei redditi (1 milione di euro di base imponibile non dichiarata e 200mila euro di Iva dovuta) le Fiamme Gialle, in collaborazione con l’AGCOM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato), avevano già accertato l’utilizzo di pratiche commerciali scorrette consistenti nel fornire false informazioni alla clientela sulla tempistica della consegna dei prodotti, nell’omessa corresponsione del rimborso del prezzo in caso di mancata consegna del bene acquistato e infine nell’aver pubblicato condizioni di vendita ingannevoli in relazione alle modalità di attivazione del diritto di recesso. La sentenza dell’AGCOM aveva portato all’applicazione di un’ammenda di 50 mila euro a carico della società.