SCUOLA – Chiamata diretta, siamo al “fai da te”

Sempre più colloqui previsti con un modus operandi discutibile e che indaga nella vita privata dei candidati, andando oltre le già discriminatorie indicazioni ministeriali: in Calabria, un istituto superiore chiede di svolgere “una lezione frontale da parte dell’aspirante"; in un liceo Scientifico, il "Francesco Vercelli" di Asti, si chiede l’esposizione di un modulo estratto a sorte tra quelli proposti. C’è il caso di un Liceo di Romano di Lombardia, che chiede tra i titoli per la A019 un corso specifico di aggiornamento gestito dall’UST Bergamo su alternanza scuola-lavoro con certificazione, facendo, così, “fuori” tutti i professori che arrivano da Sud. Per non parlare di coloro che stanno chiedendo il CV corredato da un video di presentazione a mezzo o busto intero o di aver già svolto proficuamente nel loro istituto una “fertile attività didattica” oppure "senza demerito".

Anief ricorda che le linee guida emanate dal Miur, confortate dalle Faq ministeriali, avevano ampiamente chiarito come il colloquio, in presenza o via internet, debba servire ai docenti candidati esclusivamente per "illustrare il proprio CV e acquisire informazioni utili per scegliere tra le diverse scuole". E non avrebbe dovuto avere alcun valore "concorsuale", perché i docenti non devono dimostrare di avere competenze.

Marcello Pacifico (presidente Anief): la personalizzazione delle selezioni dei docenti collocati negli ambiti territoriali in chiave aziendalista, sta superando la fantasia e, per quanto ci riguarda, non possiamo che ribadire la nostra intenzione di coinvolgere il Tar in tutti quei casi in cui non sia stata rispettata la legittimità costituzionale e quanto indicato nel Ptof. C’è il precedente, su questo tema, della Consulta, che ha stroncato il tentativo maldestro della Lombardia di procedere a selezioni non molto diverse da quelle che ora si stanno svolgendo nelle nostre scuole, con l’aggravante che stavolta è lo Stato italiano a selezionare dei docenti con modalità diverse in base all’anno di assunzione, al tipo di provincia e ora pure al dirigente scolastico.

Sulla chiamata diretta siamo al “fai da te”: al sindacato si rivolgono, indignati, docenti della scuola che si stanno sottoponendo a dei colloqui che hanno poco a che vedere con le verifiche indicate dal Miur e contenute nelle Legge 107/2015, già di per sé fortemente discutibili. Ci sono dirigenti scolastici che indagano sulla vita privata dei docenti, come se l’obiettivo di avere dei figli o la necessità di assistere un parente malato fosse motivo più che valido per ritenere l’insegnante non in grado di ricoprire la cattedra disponibile. Non mancano i presidi che verificano le competenze dei candidati come se si trattasse di un concorso e altri ancora che chiedono titoli di studio chiaramente limitati ad una stretta cerchia di docenti.

Anche i giornali sono tempestati dalle stesse denunce. “Decine e decine le segnalazioni – scrive oggi Orizzonte Scuola che parla di “un modus operandi non conforme a quelle che sono le indicazioni ministeriali” – giungono in redazione di irregolarità negli avvisi e nelle modalità di selezione dei docenti per gli incarichi triennali. L’ultima, solo in ordine di tempo, giunge dalla Calabria. L’istituto è l’“Umberto Zanotti Bianco” di Marina di Gioiosa Jonica, in cui il dirigente scolastico ha scritto nero su bianco, all’articolo 5, che "Per la valutazione delle candidature, il D.S. ha facoltà di procedere, oltre che all’analisi del CV-EU dell’aspirante, con un colloquio individuale in presenza. Di tale eventuale modalità, verrà data comunicazione ai docenti selezionati per tale modalità. Sarà comunque prevista l’esposizione di una breve lezione frontale da parte dell’aspirante"; questo quanto si legge nell’avviso della scuola superiore calabrese.

La scelta di criteri discutibilissimi avviene un po’ in tutte le regioni. Al liceo Scientifico "Francesco Vercelli" di Asti, ad esempio, “dove il dirigente ha richiesto una esposizione di un modulo estratto a sorte tra quelli proposti da una commissione”. Per non parlare delle tante segnalazioni di dirigenti che hanno indicato come criterio “aver insegnato nella scuola da loro diretta”. Oppure c’è il caso del Liceo Don Milano (Romano di Lombardia) che chiede tra i titoli per la A019 un corso specifico di aggiornamento gestito dall’UST Bergamo su alternanza scuola-lavoro con certificazione. Giustamente, un lettore della rivista ha chiesto come sia "possibile che un "deportato" dalla Sicilia alla provincia di Bergamo possa frequentare precedentemente il Corso di aggiornamento a Bergamo?".

Anief ricorda che ci sono dei presidi che chiedono espressamente di aver svolto nel loro istituto una “fertile attività didattica” (è accaduto in Puglia) oppure "senza demerito", o che restringono a loro piacimento i titoli di laurea per l’accesso agli insegnamenti, ad esempio escludendo impropriamente la laurea in Filosofia, Pedagogia o altre specialistiche per l’insegnamento della classe di concorso A043 alle medie (Italiano, Storia, Ed. Civica, Geografia), producendo una chiara discrasia rispetto alla normativa che regola l’accesso alla docenza. Per non parlare di coloro che stanno chiedendo il CV corredato da un video di presentazione a mezzo o busto intero.

Sempre la rivista specializzata si chiede “se gli ispettori che saranno messi in campo saranno in grado di controllare tutti gli avvisi e la loro coerenza con il PTOF (cosa della quale ci siamo occupati marginalmente, ma che rappresenta uno dei problemi più importanti di questo avvio di riforma). Se tutti i soprusi, a partire da quelle nei confronti delle docenti relativamente a maternità e congedi, saranno veramente puniti. La mancata regolarizzazione della chiamata diretta, venuta meno a seguito del fallimento del tavolo contrattuale, ha mostrato tutti i suoi limiti”.

Secondo Anief, si tratta di un copione ampiamente previsto. A poco sono servite, infatti, le linee guida emanate dal Miur nelle scorse settimane, confortate dalle Faq ministeriali, che avevano chiarito come il colloquio, in presenza o via internet, debba servire ai docenti candidati esclusivamente per "illustrare il proprio CV e acquisire informazioni utili per scegliere tra le diverse scuole". E non avrebbe dovuto avere alcun valore "concorsuale", perché i docenti non devono dimostrare di avere competenze.

Il sindacato, che rinnova il monito ai dirigenti scolastici perchè evitino forme fantasiose di ricerca dei docenti, ha già messo a disposizione il proprio ufficio di consulenza per valutare il rispetto dei principi di parità di accesso al pubblico impiego, imparzialità, ragionevolezza, merito, trasparenza e pubblicità degli atti di individuazione dei docenti selezionati da dirigenti scolastici a seguito della visione del curriculum vitae e del colloquio.

“Purtroppo, la personalizzazione delle selezioni dei docenti collocati negli ambiti territoriali sta superando la fantasia – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – e per quanto ci riguarda non possiamo che ribadire la nostra intenzione di coinvolgere il Tar in tutti quei casi in cui nella scelta non sia stata rispettata la legittimità costituzionale e quanto indicato nel Piano triennale dell’offerta formativa approvato dal Collegio dei docenti. C’è il precedente, su questo tema, della Consulta nel 2012, quando cassò il tentativo maldestro della Lombardia di procedere a selezioni, di tipo aziendale, non molto diverse da quelle che ora si stanno svolgendo nelle nostre scuole, con l’aggravante che stavolta è lo Stato italiano a selezionare dei docenti – conclude Pacifico – con modalità diverse in base all’anno d’assunzione, alla provincia che si chiede e ora pure al dirigente scolastico di turno”.