Nei giorni della tragedia, come un terremoto, tracimazioni o eventi catastrofici, alle preghiere innalzate al cielo, si uniscono sovente bestemmie e imprecazioni. Qualcuno paventa l’incuria e la mancata prevenzione delle istituzioni, altri la vendetta della natura e non pochi l’ira di Dio. Paradossalmente, anche se molti Santi, Profeti e Veggenti non hanno escluso a priori l’opzione castigo divino, le sacre scritture (cioè Parola di Dio), non sono meno inquietanti. Anzi, sono l’opposto della rassicurazione! Le parole di Matteo (25,13)"Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora” volteggiano sinistre da duemila anni sulle tragedie umane. Se poi si aggiungono le apocalittiche e affatto misericordiose parole di Gesù "Ecco, io vengo come un ladro; beato colui che veglia e serba le sue vesti onde non cammini ignudo e non si veggano le sue vergogne” (Apocalisse 16:15), davvero non ci resta che pregare e piangere, piangere e pregare. E chi non crede e vive all’insegna dell’ottimismo e della vita è mia e la gestisco io? Stia sereno, può sempre consolarsi con l’ermetico Quasimodo "Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di Sole: ed è subito sera".
Gianni Toffali