Ha raccolto molti consensi la proposta di Giorgia Meloni di devolvere il premio del SuperEnalotto, 128,8 milioni di euro, ai terremotati. Nonostante il suo successo, l’iniziativa è di fatto impossibile. Infatti il concorso è gestito da Sisal, una società privata, e quindi il governo non ha voce in capitolo. Inoltre, si cambierebbero unilateralmente le condizioni a cui i giocatori fanno la loro puntata”. Questo è il trafiletto uscito oggi sul Fatto Quotidiano, poche righe ma con diversi errori. Già questo mattina il sottosegretario Baretta aveva dichiarato che: “Il SuperEnalotto non si tocca, il jackpot è dei giocatori", ma ci sono comunque delle considerazioni tecniche che evidenziano l’inesattezza di certe informazioni. In primo luogo è infatti bene ricordare che Sisal è un concessionario di Stato, vincolato da norme di legge e regolamenti che solo le Istituzioni possono modificare, mentre il concessionario non può operare in autonomia. In parole povere Sisal può eventualmente solo proporre modifiche al regolamento, mentre il MEF e più in generale il Governo possono intervenire autonomamente sulla questione. Non sarebbe la prima volta che lo Stato modifica unilateralmente le condizioni di attività in essere con dei concessionari. Questo per quanto riguarda l’aspetto normativo, ma poi c’è l’altra faccia della medaglia, quella che coinvolge i giocatori. Ed anche in questo caso ci sono delle considerazioni da fare:
– il "jackpot" è nella sola ed esclusiva disponibilità dei giocatori che lo hanno via via alimentato nell’attesa che uno o più di loro possa vincerlo;
– il regolamento di gioco prevede che il montepremi sia esclusivamente dedicato al pagamento delle vincite;
– la modifica di tale destinazione potrebbe considerarsi come una sorta “di espropriazione”, poiché tale importo è vincolato e quindi non più nella disponibilità né dell’erario né del concessionario. Infatti in alcune petizioni si parla proprio di sequestro;
– la destinazione del montepremi ad uno scopo diverso potrebbe danneggiare i giocatori che hanno effettuato giocate motivati dalla vincita del montepremi di prima categoria (si pensi in particolare a tutti giocatori che hanno sottoscritto abbonamenti di gioco).
Insomma tutto questo potrebbe innescare un meccanismo di azioni giudiziarie che porterebbe ad un impantanamento del sistema e risulterebbe estremamente pregiudizievole per la continuità e la solidità del gioco nel tempo. Sarebbe meglio e più semplice intervenire sulla parte erariale di tutto il movimento dei giochi e non solo del SuperEnalotto. In questo caso basterebbe un apposito intervento normativo che sposterebbe la destinazione di parte dei fondi provenienti dai giochi dall’Erario al sostegno delle popolazioni terremotate.