Ben il 61,43% dei posti è concentrato, invece, nell’area Centro-Nord, tra la Lombardia, il Piemonte, il Veneto. Come se non bastasse, i posti che il Miur ha individuato per le assunzioni, in alcuni casi, risultano in misura inferiore rispetto a quelli effettivamente liberi: sembra che l’accantonamento sia stato attuato, in modo cautelativo, laddove vi sono dei contenziosi in corso, relativi principalmente ai ricorsi al giudice del lavoro presentati dai docenti di ruolo collocati dall’algoritmo impazzito su ambiti con ogni probabilità errati. Inoltre, dal Lazio in giù, fino alla Sicilia compresa, non è rimasto nemmeno un posto di scuola elementare. Lo stesso vale per le cattedre riservate ai docenti specializzati per l’insegnamento ai disabili: in 14 regioni, con migliaia di posti in origine messi a concorso, sono rimaste la miseria di tre cattedre libere.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è un disastro, da un incrocio delle disponibilità e dei docenti vincitori di concorso o rimasti in GaE risulta che vi sono anche posti disponibili in province dove non figurano candidati della stessa classe di concorso. In pratica, poiché non c’è stato uno straccio di programmazione ministeriale risulta che dove ci sono i posti mancano i docenti e, dove ci sono insegnanti vincitori di concorso o inseriti in GaE, non ci sono più cattedre. Il futuro non promette nulla di buono, perché abbiamo un turn over fortemente rallentato, per colpa della riforma Fornero. Senza contare che i posti che si libereranno, anche nei prossimi anni, saranno ad appannaggio di chi chiede trasferimento: un’operazione che precede sempre le immissioni in ruolo. La verità è che anche la partita delle stabilizzazioni dei docenti è stata gestita in modo pessimo; sempre a spese dei docenti, stavolta pure vincitori del concorso, ai quali non rimane altro che fare ricorso al Tar.
È più esteso di quanto si credesse in prima battuta il danno prodotto dall’amministrazione scolastica nei confronti dei docenti vincitori del Concorso a cattedra: da una attenta analisi delle tabelle di disponibilità dei posti vacanti, allegate al decreto Miur n. 669/2016, utili per le immissioni in ruolo, risulta che ad essere danneggiati siano i docenti di tutti i livelli scolastici; colpite le regioni del Sud e una parte delle zone centrali della penisola, dove il fenomeno delle mancate assunzioni sarà elevatissimo. A farne le spese, inoltre, non saranno solo i docenti che si sono imposti nella selezione nazionale bandita il 23 febbraio scorso(DDG 105, 106 e 107 del 23/02/2016), ma anche i tanti docenti delle Graduatorie ad esaurimento che, per l’ennesima volta, dovranno dire addio al sogno del contratto a tempo indeterminato.
A non aver alcun posto libero, oltre a tantissimi insegnanti precari della scuola superiore, sono tutti coloro che hanno svolto il concorso per le graduatorie della primaria dal Lazio in giù, fino alla Sicilia compresa. Per queste regioni, i posti messi a bando erano oltre 6mila: oggi, non ne resta più neanche uno, poiché già utilizzati per tamponare il caos creato dal Governo con i trasferimenti su ambiti territoriali, derivanti dalla sempre più nefasta Legge 107/2015. Sempre a livello di scuola ex elementare, le cattedre sfumate rispetto ai posti messi a concorso sono più di un terzo. E non è detto che nel 2017, quando le procedure concorsuali saranno tutte terminate, sarà possibile ricreare posti vacanti e disponibili.
Di sicuro, ad oggi, è che a rimetterci sono anche i docenti di sostegno: in 14 regioni, dove c’erano migliaia di posti messi a concorso, sono rimaste la miseria di tre cattedre a disposizione. Chi è stato reputato idoneo al concorso dovrà attendere almeno un anno prima dell’assunzione. Vi è, poi, poi uno squilibrio altissimo sulla distribuzione delle disponibilità: è stato calcolato che, per quanto concerne le superiori, al Sud andrà appena il 9,22 per cento delle immissioni in ruolo, mentre ben “il 61,43% dei posti è concentrato nell’area Centro-Nord, tra la Lombardia, il Piemonte, il Veneto”.
Come se non bastasse, i posti che il Miur ha individuato per le assunzioni, in alcuni casi, risultano in misura inferiore rispetto a quelli effettivamente liberi: sembra che l’accantonamento sia stato attuato, in modo cautelativo, laddove vi sono dei contenziosi in corso, relativi principalmente ai ricorsi al giudice del lavoro e presentati dai docenti di ruolo collocati dall’algoritmo impazzito su ambiti probabilmente errati.
“Purtroppo le pessime notizie non finiscono qui: da un incrocio delle disponibilità e dei docenti vincitori di concorso o rimasti in GaE – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – risulta che vi sono anche dei casi di posti disponibili in province dove però non figurano candidati della stessa classe di concorso. Le assunzioni effettive saranno, quindi, meno di quelle annunciate. In pratica, poiché non c’è stato uno straccio di programmazione ministeriale, risulta che dove ci sono i posti mancano, comunque, i docenti. E laddove ci sono insegnanti vincitori di concorso o inseriti in graduatoria provinciale per abilitati, non vi sono più cattedre disponibili”.
“Anche la prospettiva di rimandare le stabilizzazioni al 2017 o al 2018 – continua Pacifico – convince poco: con i nuovi requisiti pensionistici, infatti, per colpa della riforma Fornero il turn over è stato fortemente rallentato, poiché il numero di docenti che lasciano il lavoro è stato notevolmente ridotto visto che si lascia ormai alle soglie dei 70 anni di età. Senza contare che i posti che si libereranno, inevitabilmente anche nei prossimi anni, saranno ad appannaggio di chi chiede trasferimento: un’operazione che precede sempre le immissioni in ruolo”.
“Se a tutto questo aggiungiamo che le 29.720 stabilizzazioni a tempo indeterminato accordate sono state ridotte già di quasi 3mila unità rispetto al numero approvato e finanziato dal Consiglio dei Ministri, si comprende per intero come anche la partita delle immissioni in ruolo dei docenti sia stata gestita in modo pessimo. La cui unica arma disponibile, al momento, è quella del ricorso a Tar”, conclude il sindacalista Anief-Cisal.
Il giovane sindacato, pertanto, conferma in pieno la volontà di avviare ricorso al TAR Lazio contro il decreto ministeriale n. 669 del 7/9/2016, con cui il Miur ha certificato la mancanza di disponibilità per tanti insegnamenti della scuola secondaria, di primo e secondo grado, per i vincitori del concorso 2016. L’impugnazione del decreto di autorizzazione e ripartizione del contingente per le nuove immissioni in ruolo è propedeutica all’eventuale ricorso al giudice del lavoro per tutelare le posizioni individuali, al fine di ottenere l’effettiva assegnazione del ruolo prima della scadenza della validità triennale delle graduatorie di merito. Per i docenti interessati, è possibile produrre l’adesione al ricorso sul portale Anief entro il 27 settembre.