SCUOLA: cade un altro tabù. i docenti del Sud si assentano meno di tutti

Dopo il mito dei troppi docenti al Sud, cade un altro tabù: quello dell’alto numero di assenze di docenti Meridionali. Perché “al Sud gli insegnanti fanno meno ore di assenza”. A rilevare il dato è l’Invalsi, l’Istituto nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, che ha appena pubblicato il Rapporto nazionale “I processi e il funzionamento delle scuole”, incentrato sui dati relativi al Questionario Scuola e alle sperimentazioni Vales e Vm. Dai risultati emersi, che per l’Istituto di valutazione potrebbero permettere l’avvio di “politiche scolastiche differenziate in base alle esigenze del territorio e alle tipologie di scuola”, risulta anche che non solo al Sud ci si assenta poco, ma si ricorre anche “meno all’utilizzo di altri docenti per coprire le ore scoperte”.

A fronte di una media nazionale pari al 5%, tutt’altro che elevata rispetto ad altri comparti di lavoro, sono proprio gli insegnanti da Roma in giù a registrare maggiori presenze: ne consegue, scrive l’Invalsi, che nelle regioni Meridionali e nelle Isole i dirigenti non debbono sostituire i colleghi con la frequenza dei colleghi del Centro Italia, dove ci si assenta in misura maggiore, e anche rispetto al Nord. Abbattendo i luoghi comuni che da tempo vengono propinati all’opinione pubblica, a discapito del Sud, l’istituto di valutazione nazionale auspica anche la messa in atto di una serie di “interventi differenziati in base alle esigenze del territorio e alle tipologie di scuola e promozione di azioni di discriminazione positiva”.

È emblematico che anche sulla somministrazione del Fis, i fondi per incentivare le funzioni aggiuntive, i progetti e le attività ulteriori alla didattica frontale, le scuole collocate nella parte più bassa dell’Italia hanno un comportamento che il Miur definirebbe sicuramente virtuoso. Per l’Invalsi, infatti, “il Fondo di Istituto per la retribuzione accessoria nel Centro-Nord è ripartito in modo diffuso, assegnando a più persone una retribuzione più bassa”. Mentre “nelle regioni del Sud e Isole”, il Fis “è utilizzato in modo più mirato, assegnando più soldi a un numero inferiore di persone”. Il tanto bistrattato Sud, quindi, almeno da questo punto di vista è più avanti delle altre parti d’Italia.

Pure sul fronte delle strumentazioni scolastiche, l’Invalsi cancella delle convinzioni errate sulla geografia dell’offerta formativa dell’istruzione italiana: perché è nelle scuole “del Sud e Isole del II ciclo che si registra un numero superiore di scuole (35%) in cui sono presenti più di 2 laboratori ogni 100 studenti”. Chi pensava che in queste regioni la scuola fosse all’anno zero è servito.

“È l’ulteriore conferma che certi stereotipi sulla scuola portano a convinzioni e leggi sbagliate – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – : al Sud non solo i docenti si mostrano presenti con costanza in aula, ma anche precursori della regola, tanto cara al Miur, cavallo di battaglia della Legge 107/2015, di distribuire meno soldi aggiuntivi a ‘pioggia’, un po’ per tutti, e più incentivi, invece, ai meritevoli. Anche sulla presenza dei laboratori, ora si scopre che, almeno a livello di scuola superiore, sono più presenti nelle regioni Meridionali”.

“Certamente – continua Pacifico – è un dato di fatto che gli studenti delle scuole del Nord Est e del Nord Ovest hanno una scelta più ampia di aziende, dove svolgere percorsi di alternanza scuola-lavoro; ma se il territorio è carente di lavoro e quelle esistenti non credono nella formazione scolastica dei loro futuri potenziali lavoratori, c’è solo una cosa da fare: farla finita con la determinazione precostituita degli organici del personale, docente ma anche Ata, sulla base del numero ‘secco’ di iscrizioni di alunni. In determinate situazioni, sono altri i fattori che pesano molto di più: incrementare gli organici di quelle regioni, dove non a caso è più alto il livello di dispersione scolastica, con punte del 40 per cento”.

Lo sostiene lo stesso Invalsi, che al termine del monitoraggio nazionale ha dedotto che occorrono politiche scolastiche differenziate in base alle esigenze del territorio e alle tipologie di istituti scolastici. “Difficoltà del territorio, bassa presenza di agenti culturali, ridotto livello di studio delle famiglie di provenienza si combattono in questo modo: incrementando gli organici, dei docenti e degli Ata, con l’attenzione maggiore da riservare agli alunni con disabilità e a rischio abbandono degli studi. Secondo Anief, pertanto, è giunto il momento di chiedere ai parlamentari una riflessione sullo stato della Scuola italiana: passano per gli insegnanti il futuro e la ripresa dell’Italia e dei nostri figli. Ancora di più se una parte di loro deve vincere, oltre alle difficoltà oggettive, anche le convinzioni sbagliate”, conclude il sindacalista Anief-Cisal.