L’illusione dei risparmiatori: quando inizio a vedere che scende, vendo…

 Il 18 Ottobre scorso una lettrice ci scrisse: “Buonasera, in un clima economico e finanziario come quello attuale, conscia che la crisi durerà ancora qualche anno avrei pensato di acquistare il Btp IT0005217390. Ovvio che non è mia intenzione portarlo a scadenza, più di 50 anni, ma perlomeno posso investire € 50.000 invece che tenerle infruttifere in un assegno circolare. Mi rendo perfettamente conto che se ci sarà un rialzo di tassi il titolo sarà invendibile, non tanto per il tasso, quanto appunto per la scadenza lunghissima. Sarebbe un titolo da monitorare perlomeno 1 volta la settimana e che, al momento del bisogno, potrei rivendere senza grossi problemi se i tassi rimangono quelli attuali. […]”.
Questa lettera mostra una delle tipiche illusioni dei risparmiatori non avvezzi al mondo della finanza che produce grandi perdite: quella di poter monitorare un titolo frequentemente per capire quando è il momento migliore di venderlo.
Questo semplicemente non è possibile. E’ una pessima idea quella di acquistare un titolo è pensare di “monitorarlo frequentemente per decidere il momento giusto per venderlo".
Per fortuna, la lettrice in questione ha seguito il nostro suggerimento di non acquistare il titolo. Vediamo cosa è accaduto nei giorni successivi alla sua domanda, quello che segue è il grafico dell’ultima settimana.
Immaginiamo che la lettrice avesse acquistato il titolo il giorno 20 ottobre, ad un prezzo di intorno a 96,5 centesimi. Due sedute di borsa successive il titolo toccava il suo massimo a 98,34 e la lettrice si sarebbe subito rafforzata nella sua convinzione di aver fatto una scelta molto intelligente.
Il giorno successivo il titolo sarebbe sceso, ma sempre sopra il prezzo di acquisto e la nostra lettrice avrebbe probabilmente pensato che si trattava di una normale oscillazione del prezzo. D’altra parte ci scrisse che si rendeva perfettamente conto della rischiosità del titolo, ma monitorandolo almeno una volta a settimana… Il giorno successivo ancora il titolo chiudeva piuttosto sotto il prezzo di acquisto: che fare? Questo è il momento più difficile fra tutte le scelte d’investimento. Vendere in perdita con il rischio che poi il titolo risalga (mangiandosi le mani) oppure tenere duro con il rischio che scenda ancora di più e si aggravi la perdita?
La scelta è molto difficile e non esiste in assoluto la risposta giusta.
Il problema è risolvibile solo all’interno di una strategia d’investimento che sia coerente fra il momento di acquisto ed il momento di vendere. In altre parole è fondamentale che già al momento dell’acquisto si scelga cosa fare e si attui la decisione in maniera rigorosa, senza frapporre alcuna considerazione fatta al momento della vendita stabilita.
La grande maggioranza degli investitori, anche nel mondo di quelli professionisti, attua una terza scelta, la peggiore: sceglie di non scegliere, sceglie cioè di attendere.
Siamo quasi certi – sulla base di oltre 15 anni di esperienza a contatto con gli investitori privati – che la nostra lettrice, nel caso in cui avesse acquistato il titolo pochi giorni dopo averci fatto la domanda sopra riportata, non avrebbe venduto due giorni dopo. Avrebbe, quasi certamente, atteso “per capire” se si trattava di qualcosa di momentaneo.
Il giorno seguente il titolo subiva un nuovo crollo, questa volta ancora più grande.
A questo punto la perdita sarebbe stata troppo grossa e avrebbe preso paura, la quale, notoriamente, tende a paralizzare ancora di più nelle scelte. A questo punto il ragionamento dell’investitore medio è: “dopo un discesa di questo tipo, probabilmente ci sarà un rimbalzo, al limite vendo sul rimbalzo…”.
Spesso, invece, la discesa continua e ci si trova con una perdita ancora superiore.
Nel giro di 6 sedute il titolo in questione ha perso l’8,27%. Mentre scrivo il prezzo è ancora più basso di quanto riportato dal grafico… Per un titolo che ha un rendimento medio annuo atteso nell’ordine del 2,5% netto è una perdita decisamente importante.
Il concetto che vorremmo trasmettere ai risparmiatori non esperti, con questo esempio concreto è il seguente: è illusorio acquistare un titolo con l’idea di monitorarlo costantemente “per capire quando inizia a scendere e venderlo subito”. Quando la discesa di un titolo ha inizio non c’è scritto da nessuna parte che sta iniziando una discesa. La differenza fra un’oscillazione negativa “ordinaria” e l’inizio di una discesa che durerà per giorni è molto difficile, se non impossibile, da discernere. Si dice, molto correttamente, che in finanza le salite dei prezzi sono “processi” mentre le discese sono “eventi”. Ciò significa che, in genere, un titolo impiega mesi e mesi per salire, fra alti e bassi, mentre le discese sono eventi traumatici che durano poco tempo ma sono molto consistenti. E’ qualcosa che prende quasi sempre alla sprovvista: il tempo di provare a razionalizzare cosa è successo che già ci si ritrova con una perdita che non avremmo mai immaginato come possibile.

Alessandro Pedone, responsabile Aduc Tutela del Risparmio