di Roberto Malini
Programmi sociali a tutela delle minoranze emarginate e indigenti: ogni anno, nelle sedi più prestigiose, in sale istituzionali adorne di capolavori d’arte, si tengono conferenze, simposi, riunioni, workshop, a cui partecipano politici, responsabili di associazioni e i rappresentanti “ricchi” dei gruppi sociali di cui si parla con tanto fervore, con tanta competenza. Peccato che poi, regolarmente, a questi meeting seguano solo fastose cene, prestigiose edizioni degli "Atti", nuove tavole rotonde, nuovi convegni. E da non dimenticare: stanziamenti di fondi pubblici. Alle minoranze indigenti ed escluse, che ogni giorno affrontano l’inferno, l’ostilità delle istituzioni e degli intolleranti, l’indifferenza da parte di che si è autoeletto a rappresentarli, non perviene nulla. E’ da tanti anni che le cose vanno così e si ripetono all’infinito. E ogni tanto vi è il "cambio della guardia" – come dopo lo scandalo di Mafia Capitale – con i nuovi "paladini sociali" che lanciano i loro strali sui corrotti e i reprobi del passato, promettendo il Grande Cambiamento. Intanto però, piegato nelle loro tasche, c’è sempre lo stesso copione…