Detenuto affetto da Tbc trasferito in aereo senza comunicazioni in merito

“E’ sconcertante l’assordante silenzio che si registra in merito alla vergognosa vicenda venuta alla luce nella casa di reclusione di Is Arenas, in Sardegna, dove ad un detenuto appena arrivato da un’altra Casa circondariale italiana sono stati riscontrati focolai attivi di tubercolosi senza che nessuno sapesse del pericolo durante il trasferimento. A due giorni da una denuncia clamorosa che avrebbe dovuto scuotere vertici di Uffici e Dipartimenti nemmeno il ronzio di una mosca che vola… La salute di chi lavora onestamente servendo lo Stato non vale davvero poi molto in Italia, e questa ennesima conferma tradisce una volta di più il menefreghismo assoluto per tutti gli operatori del Comparto”.
Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, interviene così a seguito della grave situazione verificatasi in Sardegna dove, stando a quanto segnalato anche da tutti i media, a un detenuto di origini romene proveniente da un carcere del Nord Italia, e trasferito sull’isola in aereo, è stata riscontrata la Tbc. Il detenuto, a quanto emerso, è giunto a Is Arenas senza che dalla struttura penitenziaria di provenienza fosse stata comunicata l’infezione tubercolare, tanto che è stato trasportato su un volo di linea senza particolari precauzioni, in modo che i passeggeri dell’aereo, la scorta che lo ha trasferito, nonché gli altri detenuti con cui è venuto in seguito in contatto sono rimasti esposti a possibile contagio. Il caso sanitario, è stato spiegato dai media, è stato poi scoperto dal medico della casa di reclusione di Is Arenas al momento dell’arrivo del recluso, e poi confermato presso l’ospedale di San Gavino dove il detenuto è stato accompagnato per approfonditi accertamenti.
“Ma tutto questo disastro – si infuria Maccari – deve essere inavvertitamente sfuggito agli Organi competenti. Competenti a far tutto fuorché ad occuparsi delle donne e degli uomini che da loro dovrebbero essere rappresentati e tutelati. E’ fin troppo evidente che qualcuno da qualche parte ha commesso un errore di assoluta gravità, e che per questo le conseguenze rischiano di pagarle, tanto per cambiare, i soliti ‘cretini’ in divisa. Situazioni del genere sono molto meno rare di quel che si possa immaginare, ma il personale della Sicurezza non può continuare così, nell’indifferenza e nell’arroganza più assoluta di chi continua sistematicamente a trattarci come fantocci tranquillamente sacrificabili”.