È davvero modesto l’impegno assunto dai parlamentari della Camera per sanare i mali della scuola e le storture della riforma approvata dal Governo: scorrendo gli emendamenti alla Legge di Stabilità 2017, approvati ieri con voto di fiducia dell’Aula, si scopre che quasi tutte le modifiche chieste non sono state accolte. Solo l’Anief ne aveva presentate più di 70.
La rivista Tuttoscuola ha pubblicato una scheda degli emendamenti approvati, sulla base della sintesi prodottadall’agenzia Public Policy. Si va dalla modifica del cosiddetto "Schoolbonus" all’incremento di finanziamenti alle scuole paritarie e al fondo ricorsi, dal divieto per le supplenze lunghe da settembre 2016 allo stanziamento di 100 milioni di euro per nuovi istituti scolastici. Per quanto riguarda il cosiddetto Schoolbonus, si prevede che d’ora in poi le donazioni effettuate da privati (che potranno usufruire di un credito imposta), dovranno essere destinate direttamente alla scuola di preferenza e non al bilancio dello Stato. Ogni istituto poi invierà un report mensile al Miur con i soldi ricevuti e non solo: ogni scuola dovrà cedere allo Stato il 10% delle somme ricevute che, a sua volta, invierà alle scuole che avranno ricevuto di meno.
Il testo approvato a Montecitorio prevede una “specifica” sulle supplenze oltre 36 mesi: i contratti di lavoro a tempo stipulati con il personale docente, educativo e Ata nelle scuole (per la copertura di posti vacanti e disponibili), che non possono superare la durata complessiva di 36 mesi (anche non continuativi), rientrano in quelli sottoscritti dal 1° settembre 2016. Sul capitolo relativo al Fondo risarcimenti supplenze, come anticipato dall’Anief, la modifica, a firma del relatore Mauro Guerra (Pd), introduce il rifinanziamento di 2 milioni di euro all’anno per il triennio 2017-2019. Il relatore ha recepito la richiesta arrivata dal Pd, che aveva presentato alcuni emendamenti sul tema, respinti durante l’esame in commissione. Le risorse serviranno per i pagamenti in esecuzione di provvedimenti giurisdizionali che hanno ad oggetto i contratti a termine per le supplenze.
Novità in arrivo anche per il contributo riguardante le scuole materne paritarie – sarà di 25 milioni di euro e dovrà essere erogato entro il 31 ottobre 2017 – e per la realizzazione di nuove strutture scolastiche: l’Inail destinerà a questo scopo 100 milioni di euro. Via libera anche al cosiddetto ‘Bonus’Stradivari’, destinato all’acquisto di strumenti musicali da parte di studenti dei conservatori e scuole superiori musicali: l’agevolazione sale da una spesa massima di 1.000 a 2.500 euro e potrà coprire il 65% del prezzo di acquisto dello strumento musicale. Una sottolineatura arriva, poi, sul Programma Scuola-Competenze: "Nel programma operativo nazionale ‘Per la scuola-competenze e ambienti per l’apprendimento’, del periodo di programmazione 2014/2020, per ‘istituzioni scolastiche’ si intendono tutte le istituzioni scolastiche che costituiscono il sistema nazionale di istruzione".
Nessuna novità, invece, per l’Ape social per gli insegnanti, con la platea di beneficiari che non si allarga: potranno accedere, in qualità di lavoratori che hanno svolto da almeno 6 anni un’attività "gravosa" e che hanno 36 anni di contributi, solo gli "insegnanti della scuola dell’infanzia e gli educatori degli asili nido". La Camera ha, inoltre, previsto l’aumento del contributo aggiuntivo per le scuole d’infanzia paritarie: si passa da 25 a 50 milioni di euro. Allo stesso tempo, si incrementa l’importo massimo – per alunno o studente – detraibile per spese sostenute per la frequenza delle scuole, statali e non. La detrazione Irpef rimane al 19% ma cambiano gli importi annuali massimi: 564 euro per il 2016, 717 per il 2017, 786 per il 2018 e 800 dal 2019 (ora è a 400 euro per l’anno in corso). La detrazione è prevista per tutte le spese di frequenza di asili, elementari, medie e superiori (compresa la mensa scolastica).
Ad eccezione dell’estensione, economica e temporale, seppur limitata, del risarcimento previsto per le mancate assunzioni, non hanno quindi trovato accoglimento gli emendamenti proposti dall’Anief, su cui pesa non poco il diktat imposto dalla maggioranza sul sostanziale “congelamento” delle modifiche da apportare alla Scuola per non aver effetti diretti sull’imminente referendum del 4 dicembre. Il giovane sindacato annuncia sin d’ora l’intenzione di replicare al Senato le richieste formulate alla Camera: qui di seguito, si riassumono gli emendamenti principali alla legge di bilancio che Anief si appresta a presentare a Palazzo Madama.
Si parte dal capitolo stipendi, per i quali non è più possibile disapplicare quell’indennità di vacanza contrattuale, congelata dal 2008, che ha portato le buste paga della Scuola ben 16 punti sotto l’inflazione. Anief chiede di cancellare l’iniqua trattenuta del 2,5% sul Tfr che la Corte Costituzionale, attraverso una doppia sentenza, la 223/2012 e la 244/2014, ha incasellato come illegittima l’operazione “nella parte in cui non esclude l’applicazione a carico del dipendente della rivalsa pari al 2,50% della base contributiva”. Tra le richieste sul tema, figura anche quella di eliminare l’assurda cancellazione del primo gradone stipendiale dei neo-assunti, condannandoli a quasi 10 anni di stipendio-base immutato, oltre che di estendere l’Ape social, a tutte le categorie di insegnanti.
Per quel che concerne le modifiche alla Legge 107/2015, il giovane sindacato rivendica l’abolizione dell’ambito territoriale e la chiamata diretta che, nel suo primo anno di applicazione, hanno determinato un’innumerevole sequenza di errori e nomine discrezionali; il vincolo triennale sulla mobilità, che non permette ai neo-assunti di chiedere trasferimento almeno per tre anni (anche gli educatori verso la primaria); l’abolizione del vincolo dei 36 mesi di supplenze, oltre il quale il precario non verrebbe più nominato, che sovverte le indicazioni espresse dalla curia europea secondo cui scatta l’assunzione e non il respingimento del lavoratore; il blocco degli organici del sostegno, che ferma a meno di 100mila cattedre la quota di quelle di diritto, lasciandone 40mila in deroga; lo spostamento nell’organico di diritto di tutte le cattedre libere oggi bloccate in organico di fatto; la stabilizzazione di 35mila Ata; l’immissione in ruolo di tutti i docenti ed educatori che hanno svolto oltre 36 mesi di supplenze, anche non continuative, come indicato dalla Corte di Giustizia Europea, attraverso un piano straordinario di assunzioni.
Sul capitolo del precariato, gli emendamenti riguardano il bonus per il “merito” annuale e per l’aggiornamento professionale (500 euro), da cui sono stati esclusi i supplenti, oltre che gli educatori ed il personale Ata; la valutazione intera del servizio pre-ruolo, anche oltre i primi quattro anni, e di quello svolto nella paritaria, ai fini della ricostruzione di carriera; l’aggiornamento annuale delle GaE, quindi anche di quelle d’istituto; l’inserimento in una fascia aggiuntiva delle GaE di tutti coloro che oggi risiedono solo nella seconda fascia delle graduatorie d’istituto, pur essendo abilitati all’insegnamento; la possibilità di presentare domanda di supplenza all’intero ambito territoriale; l’apertura ai laureati, dando loro la possibilità di partecipare ai concorsi a cattedra, anche nella terza fascia delle graduatorie d’istituto.
Sul fronte dei concorsi, Anief propone la riserva del 40% dei posti da assegnare ai precari “storici”; come deve essere attivato al più presto il corso-concorso per Dirigenti scolastici, ad iniziare da coloro che hanno condotto il contenzioso a seguito della cattiva gestione dell’ultima selezione nazionale, con una parte dei posti che dovrebbe essere riservata a presidi incaricati e ai vicari che hanno assunto tale ruolo per anni; allo stesso modo, anche il concorso per Dsga dovrebbe contenere una percentuale dei posti messi a bando per il personale amministrativo che ha svolto la funzione di reggente; si chiede, poi, l’avvio della selezione per l’incarico di Coordinatore di segreteria.
A proposito del Concorso a cattedra del 2016, è bene che si istituisca sia un albo nazionale dei vincitori, al fine di assumerli anche in altre regioni qualora non vi siano più disponibilità di posti, sia l’abbattimento del limite del 10% di idonei: sono da considerare tali, infatti, tutti coloro che hanno ottenuto almeno una valutazione pari a 7 nelle prove e non si comprende, dunque, perché debbano essere esclusi a priori. Anief richiede, infine, l’istituzione di un albo di ricercatori universitari, l’introduzione della disciplina di “Diritto” nel biennio propedeutico comune a tutti gli istituti superiori e nell’ambito della formazione prevista per l’alternanza scuola-lavoro.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “la quasi totale mancata considerazione degli emendamenti significa continuare a mantenere la linea assunta in occasione dell’approvazione della riforma della scuola, un anno e mezzo fa, quando contro quei provvedimenti tre scuole su quattro hanno chiuso, ha scioperato il 70 per cento del personale e sono scese in piazza 600mila docenti e Ata. Quell’atteggiamento, lo ha detto anche il premier Renzi, ha portato a un malcontento generale, aggravato dal protrarsi del mancato rinnovo contrattuale o dell’accordo con somme ridicole che si sta producendo in questi giorni con l’assenso dei soliti sindacati rappresentativi”.
“Questa Legge di Stabilità rappresentava l’occasione per dare una svolta, cominciando a cambiare le norme, nonché a valorizzare il personale attraverso finanziamenti adeguati e non con ‘mance’ di facciata da 85 euro lordi a lavoratore nella migliore delle ipotesi. L’ultima possibilità è ora quella di approvare quegli emendamenti in Senato: in caso contrario – conclude Pacifico – vorrà dire che la spaccatura tra mondo della scuola e Governo sarà diventata insanabile”.