PA, domani si vuole chiudere per un rinnovo contrattuale che non risolve nulla: aumenti inadeguati

L’accordo sul rinnovo del contratto del pubblico impiego è in dirittura d’arrivo: per domani sono convocati i leader dei sindacati maggiori. Le ultime notizie indirizzano la trattativa verso un compromesso per lo sblocco dell’accordo quadro sui rinnovi nel pubblico impiego. Una delle ipotesi, da quanto si apprende, – scrive l’Ansa – è far saltare gli aggettivi che nella bozza di intesa accompagnano l’indicazione sull’incremento contrattuale di 85 euro. Non sarebbero più "medi" e non sarebbero più "non inferiori a", ovvero minimi. La determinazione sarebbe lasciata alle parti, ai singoli tavoli che si apriranno tra i sindacati e l’Aran sui quattro comparti: funzione centrali, funzionali locali, sanità e conoscenza. Un’altra strada percorribile, anche in parallelo, sta nel puntare sul pacchetto welfare, con agevolazioni per i fondi pensione e sgravi sul salario accessorio”.

Se le cose stanno così, per i lavoratori della Pubblica Amministrazione si tratterebbe solo di un palliativo: è chiaro, infatti, che l’accordo più importante dovesse riguardare l’incremento degli stipendi, fermi da oltre sette anni. Si assiste all’ennesimo rimando dopo aver raggiunto, poi, solo un accordo di massima utile a ottenere, peraltro, degli incrementi stipendiali ridicoli, di appena 85 euro lordi. Nella migliore delle ipotesi, i dipendenti pubblici dovranno attendere un tempo ancora indefinito: potrebbero passare anni, infatti, prima di vederli acquisiti a regime e, nel frattempo, continueranno a percepire cifre indecenti, ad iniziare da quelle della scuola, che si collocano in fondo all’area Ocde.

“Non si comprende per quale motivo – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – quando si tratta di adeguare gli stipendi pubblici vi debbano essere difficoltà infinite”. Per i metalmeccanici, infatti, fino al 2019 è previsto il “recupero del 100% dell’inflazione per tutta la durata del contratto e riconoscimento pieno degli scatti di anzianità”. Questo significa che a tutti i lavoratori di comparto “verrà riconosciuta l’inflazione con gli aumenti del contratto nazionale. Verrà calcolata ex post, ovvero dopo che a maggio sarà reso noto dall’Istat il valore dell’Ipca (indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo), nella busta paga di giugno sarà erogato l’aumento dell’anno precedente”.

Per il rinnovo della PA il finanziamento, invece, fissato nella Legge di Stabilità, già approvata alla Camera, è pari a 1,48 miliardi di euro per il 2017 e 1,39 miliardi di euro dal 2018: considerando gli oltre tre milioni di lavoratori statali, la consistenza del fondo appare fortemente insufficiente pure per coprire gli 85 euro di incremento. “Il Governo – continua Pacifico – farebbe bene ad incrementare il fondo, sia per coprire gli aumenti con immediatezza, anziché pensare di assegnarli a piccole ‘dosi’, sia per prevedere l’incremento minimo relativo all’indennità di vacanza contrattuale. Quest’ultima, attraverso il DEF 2016, è stata invece congelata da diversi anni e rimarrà tale sino al 2018 e forse anche fino al 2021”.

Questi parametri, invece, sono stati adottati per il rinnovo dei metalmeccanici ma non se ne parla per quelli dei comparti pubblici. Anief ha stimato che per recuperare quella mancata “voce” stipendiale, bisogna incrementare la busta paga di una quota attorno al 10 per cento: per tale motivo, il giovane sindacato ha calcolato che per una busta paga media di 1.700 euro, servono almeno 170 euro di aumento che sarebbe, di fatto, comunque la metà di quello concesso al comparto privato.

“Qualora, invece, la Funzione Pubblica volesse proseguire sulla strada intrapresa – dice sempre Pacifico – allora vorrà dire che sarà sepolto dai ricorsi: i lavoratori pubblici hanno, infatti, pieno diritto a ricevere uno stipendio equo, giusto e allineato almeno al costo della vita come previsto, costituzionalmente, in tutti i Paesi moderni. Il rinnovo di contratto non può prescindere dal riferirsi all’Ipca, l’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi dell’Unione e non a parametri discrezionali e discutibili”.

Il sindacato, pertanto, invita i lavoratori della scuola e del pubblico impiego a ricorrere in tribunale per recuperare per via giudiziaria quell’indennità di vacanza contrattuale che altrimenti verrà persa per sempre