Domeniche ecologiche a Roma, blocco del Traffico a Parigi e in altre citta’ francesi, Dubai che si sveglia che sembra quasi una capitale europea inquinata, allarmi un po’ dovunque. Tutto questo dopo i vertici sul clima di Parigi e Marrakech e gli altri molteplici incontri mondiali di citta’, regioni etc per porre il problema e proporre soluzioni.
Fanno sorridere le domeniche ecologiche romane gia’ programmate: oggi 11 dicembre, poi il 22 gennaio, il 26 febbraio e il 26 marzo 2017. Meglio di un dito in un occhio, per carita’, ma il problema e’ che la situazione del cambiamento climatico e del perdurare delle politiche ambientali ed industriali che lo hanno provocato, non si possono affrontare con un dito. E sembra che, non solo a Roma o in Italia o in Europa o nelle Americhe o in Asia (qualcuno ricorda cosa e’ successo pochissimo tempo fa a New Delhi?) o in Oceania, non ci siano grandi volonta’ di andare oltre il dito. A partire dai nuovi Stati Uniti, il cui presidente Donald Trump ha chiamato a guidare l’Epa (Environmental Protection Agency, l’agenzia per la protezione ambientale americana) Scott Pruitt, noto scettico sulle questioni ambientali. Ed e’ inutile nascondersi dietro il solito dito che viene utilizzato per cercare di far fronte all’emergenza: se non si muovono gli Usa, siamo in alto mare.
Il problema, senza allarmismi, e’ piu’ grave di come sembra che la politica abbia intenzione di affrontarlo. E se non c’e’ la politica, anche se virtuosi comportamenti individuali sono sempre piu’ diffusi, non si va da nessuna parte. Occorrerebbe -anche- che questi individui virtuosi non si limitassero al loro quotidiano ma diventassero attivi anche sul fronte politico… ma la cosa e’ molto complicata visto il diffuso -e comprensibile- disamore per la politica attiva. E’ quindi ancora maggiore la responsabilita’ di governanti ed amministratori a cui tutti noi cittadini/elettori abbiamo demandato la nostra quotidianita’. Ed e’ per questo che proposte apparentemente estremiste oggi non lo sembrano piu’, come quella del segretario britannico del partito laburista, Jeremy Corbyn quando propone il blocco delle vendite di auto a benzina. Il problema, ovviamente, e’ che il partito laburista, anche grazie alla Brexit, conta poco in quel Paese… e quel Paese, per le scelte internazionali che sta facendo dopo la Brexit, non sembra molto interessato a fare da leader mondiale in merito.
Registriamo quindi una situazione senza uscita? Dobbiamo rassegnarci nel consegnare un mondo sporco e piu’ mortale ai nostri figli e nipoti? Dobbiamo fatalisticamente rinchiuderci nei nostri finti giardini sputando sul vicino che ci chiede aiuti e consigli, per il barbecue come per il lavoro? Dobbiamo -per buttarlo piu’ sul politico- registrare la deriva dell’Ue in materia (le sue politiche in merito sono tragiche per inezia) senza battere ciglio e magari andare, nella prossima vacanza, nei pochi paradisi della biodiversita’ che ancor permangono sul Pianeta, dopo esservi arrivati con aerei che sputano inquinamento ovunque?
Domande senza risposta immediata, ma a cui solo la politica puo’ essere di supporto. Politica fatte di scelte, rinunce apparentemente -nell’immediato- dolorose nelle abitudini consolidate per la comunita’ e per gli individui. E come tali, in quanto anche cittadini, dobbiamo osservare con attenzione se politica e politici stanno agendo in questo senso. Una cosa e’ certa: faremmo un grande errore nel rinchiuderci in noi stessi, crearci una sorta di orto utopico delle idee e dei fatti e del vivere. Occorre il contrario, a partire da noi stessi. Il discorso e il confronto sono aperti, anche perche’ sono proprio i consumatori, con il loro potere di scegliere e non scegliere cosa consumare, i primi a doversi creare questa responsabilita’ di cambiamento.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc