La vicenda della conversione “volontaria” dei piccoli obbligazionisti subordinati MPS in azioni ha raggiunto livelli grotteschi che sfiorano il ridicolo. Apprendiamo da un comunicato pubblicato alle 9:05 di oggi sul sito della banca che dalle ore 9 di oggi è stata riaperta, con il benestare della CONSOB, la possibilità di convertire le obbligazioni subordinate in azioni MPS. La scelta andrebbe fatta fra le ore 9 di questa mattina e le ore 14 di mercoledì prossimo. I documenti pubblicati sul sito della Banca sono decine e decine di pagine piene di correzioni. Non hanno avuto neppure l’accortezza di pubblicare un documento formattato in modo decente!
La CONSOB è riuscita a farsi coprire di ridicolo vietando solo pochi giorni fa di far proporre ai piccoli investitori senza adeguato profilo di rischio l’operazione e rimangiandosi la decisione solo dopo poche ore ricorrendo alla finzione (perché di finzione si tratta) che l’operazione non sarebbe svolta dietro consulenza della banca, ma di spontanea iniziativa del cliente. Quindi il cliente viene chiamato ed informato dalla banca (quindi sollecitato dalla banca!), ma firma – con il consenso dell’autorità che dovrebbe vigilare sulla correttezza e trasparenza degli intermediari – non solo che ha letto e compreso tutte le informazioni pubblicate (in tre giorni è materialmente impossibile che questo accada), ma perfino la falsità che l’operazione sarebbe fatta di sua spontanea volontà e non dietro consulenza della banca.
Una delle cose ridicole di tutta questa operazione sono i tempi.
Sostanzialmente c’è una manciata di ore a disposizione per fare una valutazione estremamente complessa e per la quale – e qui veniamo al ruolo del Governo – manca un’informazione chiave: cosa accade se l’aumento di capitale non va a buon fine?
L’unico soggetto che può e deve rispondere a questa domanda è il Governo.
Il Governo non può lasciare oltre 40 mila investitori subordinati del Monte dei Paschi a prendere una decisione così delicata senza avere tutte le informazioni disponibili per fare una scelta d’investimento consapevole.
Nel caso in cui non dovesse andare in porto l’operazione (cosa quantomeno probabile), la conversione forzosa prevista da un decreto del Governo che, secondo le voci di stampa, sarebbe già pronto, dovrebbe prevedere una forma di risarcimento.
Come sarà esattamente questa forma di risarcimento?
Il Governo deve comunicare queste informazioni adesso, prima che la finestra di “conversione” si chiuda e non dopo, come sembra voglia fare.
Già la Consob ha fatto un pasticcio incredibile, chiediamo a gran voce che non ci si metta anche il Governo a prendere in giro i risparmiatori.
Alessandro Pedone Responsabile Aduc per la Tutela del Risparmio