La media delle retribuzioni lorde orarie è stata pari a 14,1 euro nel 2014. Il 10% delle posizioni lavorative con retribuzione oraria più elevata (nono decile della distribuzione) percepisce almeno 12,7 euro in più per ogni ora retribuita rispetto al 10% delle posizioni con retribuzione oraria più bassa (primo decile).
Tra i settori di attività economica, la retribuzione oraria media più elevata si rileva nel settore delle Attività finanziarie ed assicurative (25,4 euro); quest’ultimo presenta anche la maggiore variabilità al suo interno, con una differenza tra nono e primo decile di 26,3 euro l’ora. La retribuzione oraria più bassa, pari a 9,8 euro, si registra invece nel settore Altre attività dei servizi.
A livello territoriale, con 15,7 euro la Lombardia ha la retribuzione oraria più elevata e anche la variabilità interna più ampia (16 euro di differenza tra nono e primo decile).
Le regioni con le retribuzioni orarie più basse sono Basilicata, Puglia e Calabria. Le mensilità aggiuntive incidono per il 9,6% sulla retribuzione annua, i premi e altre componenti non erogabili in ogni periodo di paga per il 4,0% mentre la retribuzione per straordinario e le componenti in natura hanno un peso rispettivamente del 2,3 % e dell’ 1,1%.
Il differenziale retributivo delle donne rispetto agli uomini è negativo e pari al 12,2%. Lo svantaggio femminile aumenta al crescere delle retribuzioni orarie sia a livello territoriale che settoriale.
All’aumentare del livello di istruzione cresce la retribuzione oraria per uomini e donne, ma cresce anche lo svantaggio retributivo per le donne. Per le posizioni con la laurea e oltre la retribuzione oraria delle donne è di 16,1 euro contro 23,2 euro degli uomini; il differenziale è quindi pari a -30,6%.
La retribuzione oraria aumenta all’aumentare dell’età e dell’anzianità di servizio: per un lavoratore con almeno 35 anni di servizio è del 70% superiore a quella di un lavoratore con meno di 5 anni di servizio.
Il paese di nascita determina un divario nelle retribuzioni orarie pari a -18,6% a svantaggio delle posizioni lavorative occupate dai dipendenti nati all’estero.
I dirigenti hanno una retribuzione oraria pari a circa cinque volte quella delle professioni non qualificate e oltre tre volte superiore alla media; per i dirigenti maschi la retribuzione oraria è oltre una volta e mezzo quella delle dirigenti femmine.
Il 5,6% delle posizioni lavorative ha avuto una retribuzione oraria inferiore o uguale a 7,5 euro (ossia meno dei due terzi della mediana nazionale). Tali posizioni a bassa retribuzione si concentrano al Sud, nel macro settore dei Servizi, tra le donne e i giovani, tra i livelli di istruzione più bassi e i part-timer.
L’Italia ha un gender pay gap tra i più bassi in Europa (calcolato per il totale dell’economia, compreso il settore pubblico, secondo standard internazionali). Tale risultato è la sintesi di un valore molto basso per il settore pubblico e di un valore per il settore privato in linea con gli altri paesi europei.