Confconsumatori ritiene irrisoria l’offerta di transazione che Veneto Banca ha proposto ai suoi soci e in data odierna ha notificato il primo atto di citazione con cui 10 azionisti di VB chiedono al Tribunale Civile la restituzione dell’intera somma versata per comprare le azioni della banca.
Ben 88 mila azionisti che detenevano un capitale di circa 5 miliardi di euro, hanno visto azzerare sostanzialmente il valore delle proprie azioni, fissato ad un prezzo di 0,10 centesimi per azione.
Mara Colla, Presidente di Confconsumatori, ritiene che: «La proposta di Veneto Banca, appare irrisoria a fronte del pregiudizio economico subito dai risparmiatori; peraltro non riguarda nemmeno tutti i soci ma solo coloro che la Banca riterrà rientrare in determinate categorie, introducendo una discrezionalità di valutazione di cui non si conosce la fondatezza; inoltre la proposta è, ad oggi, condizionata all’accettazione di un numero di azioni che rappresentino l’80% del valore del capitale sociale che si intende risarcire, e tale condizione appare di difficile raggiungimento. Pur seguendo tanti azionisti, avevamo atteso che Veneto e Banca Popolare di Vicenza formalizzassero la loro proposta transattiva, perché confidavamo in un trattamento migliore, ma a questo punto riteniamo opportuno intraprendere la via giudiziale per la tutela dei nostri iscritti. Siamo pertanto disponibili a considerare nuove proposte migliorative, ma questa non ci appare davvero equa per i tanti clienti che avevano fatto affidamento sulla solidità patrimoniale della Banca».
«Le ragioni su cui si fonda l’azione giudiziale* – secondo l’avv. Antonio Pinto, legale di Confconsumatori e del primo gruppo di azionisti che ha notificato la citazione – sono tutte contenute nei tanti atti e documenti, emersi nel corso dello scorso anno, provenienti dalla BCE, Banca d’Italia, Consob, e dalla stessa banca, che a seguito del cambio di governance, nel 2015 ha dato trasparenza ad una serie di elementi prima ignoti, nonché dalle risultanze che sono state rese pubbliche, delle indagini, avviate dalla Procura di Roma».
*LE RAGIONI SU CUI SI FONDA L’AZIONE DI CONFCONSUMATORI
Veneto Banca nel corso del 2015 è stata sottoposta a accertamenti ispettivi da parte della BCE che – con riferimento alle materie di propria competenza – ha rilevato criticità in merito, tra l’altro
• ai finanziamenti concessi alla clientela per la sottoscrizione di aumenti di capitale e per l’acquisto di azioni Veneto Banca,
• a possibili rischi legali e reputazionali determinati da carenze nella gestione delle operazioni aventi ad oggetto azioni Veneto Banca,
• al processo di stima del valore delle azioni dell’Emittente,
• ad una generale inadeguatezza del sistema di governance, negativamente influenzato dal debole ruolo del Consiglio di Amministrazione e
• ad una scarsa efficacia del sistema dei controlli interni nel suo complesso e del Collegio Sindacale.
Nel 2014 Veneto Banca, in seguito a una relazione ispettiva di Bankitalia del 2013, ha subìto una maxi-multa da 2,7 milioni comminata all’intero ex Cda nel 2014. In particolare, all’interno della Relazione gli ispettori di Banca d’Italia, rilevavano, tra l’altro, quale punto dolente nella gestione della banca, fra gli altri: la scarsa e dissimulata valutazione dei crediti, che venivano portati in bilancio in bonis, nonostante l’evidente inesigibilità e lo stato di insolvenza delle società cui facevano carico. Inoltre, Bankitalia ha rilevato e censurato anche la pratica dei finanziamenti dichiaratamente concessi in correlazione all’acquisto di azioni di Veneto Banca. In sostanza, le azioni di Veneto Banca, spesso, venivano vendute sia in concomitanza di mutui e fidi – in violazione dell’art. 2358 c.c..; oppure venivano vendute a clienti che non avevano un profilo di rischio medio-alto, necessario per l’adeguatezza dell’acquisto di titoli illiquidi come quelli di specie e, in talune ipotesi, alterando persino i profili Mifid, nel senso che anche soggetti privi di reale esperienza finanziaria venivano invece ivi descritti come grandi esperti e desiderosi di un rischio….alto!
Anche la Consob ha attivato un procedimento sanzionatorio nei confronti di Veneto Banca e di taluni suoi esponenti aziendali, nell’ambito del quale l’Autorità ha rilevato il mancato rispetto di alcuni degli obblighi imposti agli intermediari in materia di valutazione dell’adeguatezza ed appropriatezza delle operazioni disposte dalla clientela; detto procedimento si è concluso con provvedimento notificato all’Emittente in data 4 febbraio 2013, che ha comminato una sanzione pecuniaria a carico di taluni esponenti aziendali dell’Emittente.
Inoltre, nel 2015 la Consob ha avviato una ulteriore visita ispettiva, all’esito delle quali ha notificato alla Banca di aver avviato cinque procedimenti sanzionatori, aventi ad oggetto, fra l’altro: irregolarità relative alla valutazione dell’adeguatezza e dell’appropriatezza delle operazioni disposte dalla clientela su azioni della Banca; violazione del dovere di comportarsi con diligenza e correttezza, con riferimento ai seguenti profili: diffuso coinvolgimento di Veneto Banca nelle operazioni di compravendita di azioni della stessa Banca, poste in essere fra privati; impiego di finanziamenti quale forma di pressione sui clienti per assicurare il buon esito dell’aumento del capitale 2014 e più in generale per favorire la condizione di liquidità delle azioni VB sul mercato secondario; utilizzo di strumenti commerciali destinati solo ad alcuni investitori, volti a promuovere la sottoscrizione o l’acquisto di azioni della Banca; carenze nel processo di esecuzione degli ordini di vendita disposti dalla clientela sulle azioni VB; carenze nel processo di determinazione del prezzo delle azioni della Banca.
Infine, la Procura di Roma sta indagando alcuni ex dirigenti di Veneto Banca, con riferimento ad accuse di «ostacolo all’attività di vigilanza» della Banca d’Italia e Consob, nonché di aggiotaggio, per condotte che potrebbero aver danneggiato i circa 88mila azionisti della Banca. Secondo l’ipotesi della Procura, alcuni dirigenti avrebbero tentato di nascondere la decurtazione economica del patrimonio cosiddetto di vigilanza indicando nelle segnalazioni periodiche a Banca d’Italia un patrimonio di vigilanza (principale parametro per la valutazione dell’istituto) superiore a quello effettivo. Infine, un’altra accusa che sarebbe rilevante per la causa che oggi viene introdotta, è che la Banca avrebbe diffuso «un valore dell’azione Veneto Banca non rispondente al vero» giudicata da Bankitalia avente «un price/book value (1,43) incoerente con il contesto economico attuale».