Ancora una vittoria in Appello in materia di “risparmio tradito” che ribalta la sentenza di primo grado del Tribunale di Parma. Nel caso deciso dalla Corte d’Appello di Bologna una decina di giorni fa, la risparmiatrice aveva perso la causa di primo grado davanti al Tribunale di Parma contro la banca tramite la quale aveva acquistato obbligazioni argentine per 15.048,87 €. La donna si era rivolta a Confconsumatori, e tramite uno dei legali dell’associazione, Giovanni Franchi, aveva deciso di proporre l’Appello.
Il giudice ha accolto la domanda di nullità dell’operazione ai sensi dell’art, 23 TUF, uniformandosi ad un orientamento ormai consolidato in giurisprudenza, anche di quella della Cassazione, secondo cui perché l’ordine non sia nullo per difetto di forma a norma dell’art. 23 TUF è necessario che lo stesso sia accompagnato da un contratto generale d’investimento – quello che regola tutti i rapporti tra banca e investitore – sottoscritto, oltre che dal cliente, anche dal legale rappresentante dell’istituto. Ma l’aspetto più importante della sentenza è che la Corte ha ritenuto rilevabile d’ufficio e, di conseguenza, proponibile anche in appello la domanda di nullità, benché la stessa non fosse stata avanzata in primo grado.
«Una decisione importantissima – dichiara l’avvocato Giovanni Franchi, legale di Confconsumatori Parma, che ha tutelato in giudizio la risparmiatrice – che conferma un principio sempre più ripetuto dalla giurisprudenza, secondo cui anche domande di nullità, come quelle previste dall’art. 23 TUF c.d. di protezione perché eccepibili solo da una parte, ossia il risparmiatore, sono rilevabili d’ufficio, quando l’effetto che ne deriva è a vantaggio della parte protetta. E così ancora una volta siamo riusciti a ribaltare una decisione di un Tribunale, quello di Parma, la cui giurisprudenza si discosta spesso da quella della Suprema Corte, a dispetto degli interessi dei risparmiatori, che vengono spesso condannati a pagare ingenti spese di lite».