Nella serata tra venerdì 3 marzo e sabato 4 marzo la Polizia Locale di Rho ha proceduto all’arresto di una cittadina ucraina per possesso di documenti falsi. La donna aveva tentato di depistare gli Agenti del Pronto Intervento, che l’avevano fermata per un controllo stradale. In località Corso Europa, una pattuglia dotata del sistema identificativo targhe ha intimato l’alt al conducente di un’autovettura Mercedes coupé, perché l’apparecchiatura in dotazione aveva rilevato sia la mancanza di assicurazione del veicolo che la prescritta revisione. Il veicolo inoltre risultava intestato a un cittadino rumeno possessore di numerosi veicoli, ma senza patente.
La donna alla guida ha affermato che l’auto era stata imprestata da un suo amico, quindi ha esibito una patente di guida polacca. Vista la situazione, gli Agenti hanno chiesto alla conducente un altro documento di identità. La donna ha esibito la carta di identità valida per l’espatrio rilasciata in Polonia e a lei intestata. La donna però non aveva fatto i conti con le attrezzature della Polizia Locale di Rho: infatti a bordo del veicolo la pattuglia aveva in dotazione anche un comparativo documentale per la verifica immediata dei documenti. Questo sistema ha evidenziato subito delle difformità sui documenti esibiti dalla donna.
Accompagnata al Comando Savarino, la conducente è stata foto segnalata e identificata tramite la comparazione come L.V. classe 1987 cittadina ucraina con vari precedenti penali in Italia.
I documenti rinvenuti sono stati inviati immediatamente all’Ufficio Falsi Documentali dei colleghi di Milano, che ne hanno certificato la falsità con una qualità di riproduzione ottima tale da poter ingannare la pubblica fede e quella degli Agenti addetti al controllo. Quindi la donna è stata protratta in arresto in applicazione delle norme sulla fabbricazione e possesso di documenti validi per l’espatrio, che prevedono pene fino a 5 anni di reclusione. Nella giornata di sabato L.V. ha patteggiato una pena ad un anno di reclusione in udienza direttissima davanti al Tribunale di Milano.