Nel mondo oltre 1 donna su 3 ha subito nel corso della sua vita una violenza domestica o sessuale. Il 30% è stata vittima di abusi fisici o sessuali da uomini con cui avevano avuto una relazione intima e ha riportato gravi danni alla salute. Il 38% dei femminicidi avvenuti a livello globale sono commessi dai partner della vittima.
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità la violenza di genere è una delle prime cause di morte o invalidità permanente delle donne. Le donne vittime di violenza risentono di gravi conseguenze sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva a breve e a lungo termine e spesso ne sono vittima anche i figli. Nel 42% dei casi si tratta di lesioni e infortuni, ma le donne vittime di una violenza sessuale rischiano problemi ginecologici, e infezioni a trasmissione sessuale, compreso l’HIV (quest’ultimo fino a 1,5 volte di probabilità in più rispetto alle donne che non avevano subito violenze) o rischiano il doppio delle probabilità di avere un aborto. Infatti, una violenza durante la gravidanza aumenta anche la probabilità di dare alla luce bambini nati morti o di avere un aborto spontaneo. Inoltre, queste forme di violenza possono portare a depressione, a disturbi da stress post-traumatico e a disturbi del sonno, alimentari, stress emotivo e tentativi di suicidio.
“La scorsa settimana ho preso parte alla conferenza “She Decides” a Bruxelles, dove Ministri e altri partecipanti di alto livello hanno riaffermato il proprio sostegno per la salute delle donne e delle ragazze in un momento storico molto delicato in cui la salute sessuale e riproduttiva, nonché i diritti di donne e ragazze si trovano di fronte a una sfida estrema perché rischiamo di perdere gli importanti e difficili traguardi raggiunti recentemente. La riduzione dei finanziamenti per la salute sessuale e riproduttiva delle donne rappresenta una perdita non solo per le donne, ma per le comunità e società intere. Le donne e le ragazze devono poter decider della propria salute e della propria vita, inclusa quella sessuale e riproduttiva. Se una donna ha la possibilità di decidere sul numero di figli da avere, può investire di più nella cura di se stessa e dei propri figli” dichiara Flavia Bustreo Vicedirettore Generale Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini dell’Oms.
E’ dimostrato che ancora troppo spesso le decisioni e le ambizioni personali vengono infrante a causa di politiche regressive e di norme che non permettono di esercitare i propri diritti fino in fondo. In alcuni Paesi del mondo, donne e ragazze adolescenti possono avere accesso alla contraccezione, ma ci sono poi norme riguardanti il loro genere o età che ne negano l’accesso senza il consenso del coniuge o di un genitore. La partecipazione delle donne a livello sociale, politico ed economico è fortemente associata a migliori risultati in termini di salute per donne e bambini. Molti studi evidenziano, infatti, che nei paesi in cui si sono fatti i migliori progressi per ridurre le morti materne e infantili c’è anche un numero più alto, ad esempio, di parlamentari donne. E la presenza delle donne in politica è una delle migliori strategie per assicurare la protezione e lo sviluppo della salute femminile e dei loro diritti. Ad oggi però c’è ancora molta strada da fare poiché solo il 22.8% del numero di parlamentari nel mondo sono donne.
UNITI PER DONNE E RAGAZZE
Negli ultimi anni sono stati compiuti enormi passi avanti in materia di salute delle donne, inclusa quella sessuale e riproduttiva pertanto è importante dare seguito a questo cammino e non compiere alcun passo indietro. L’OMS è fortemente impegnata nel fornire standard e evidenze scientifiche che sostengano il miglioramento della salute delle donne e delle ragazze, offrire dati e valutare sfide e idee innovative su come superarle. “Nel giorno della Festa della Donna dobbiamo riaffermare il nostro impegno nel difendere i diritti fondamentali di ogni donna e l’equità di genere. Dobbiamo fare tutto quello che possiamo per assicurare che le donne in tutto il mondo abbiano la possibilità di decidere riguardo il proprio corpo e l’ambiente in cui vivono, questo avrà un impatto positivo sulla loro salute e sul loro futuro” conclude F. Bustreo.