Concorso a cattedra, siamo alla farsa: commissari pagati 1 euro lordo l’ora e gli orali dei maestri dell’infanzia ancora da iniziare

Siamo alla farsa: quello che doveva essere il concorso a cattedra più organizzato e veloce della storia della scuola italiana, il concorsone per 63.712 posti complessivi e oltre 200mila candidati, si è rivelato di gran lunga il peggiore. Per l’esclusione a priori di tanti giovani laureati; per la disorganizzazione che ha caratterizzato le prove; per la penuria di commissari, costretti a lavorare senza esonero e rinunciando alle ferie, e per i loro mancati pagamenti (anche se sarebbe meglio chiamarli rimborsi-spese) vergognosamente bassi e ancora oggi da effettuare; per il ritardo abissale con cui si stanno svolgendo le selezioni. Bandito oltre un anno fa, con l’impegno preso più volte dall’allora Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini di concludere tutte le operazioni entro il 31 agosto 2016 per portare in cattedra i vincitori con l’inizio del corrente anno scolastico, il concorso si è trasformato in una vera agonia.

Conferma tutto, dalle pagine del Gazzettino, Franco Trevisan, presidente delle commissioni venete, il quale dopo aver ricordato che i commissari del concorso a cattedra guadagnano un euro lordo a candidato esaminato e di non aver percepito ancora il compenso (“non abbiamo ancora visto un quattrino ma sinceramente è un lavoro che non facciamo per arricchirci”), ha tenuto a precisare: “il concorso è stato talmente lungo che siamo riusciti a festeggiare la nascita di Sara, una bellissima bimba che un nostro commissario aveva annunciato all’insediamento della commissione e che è nata lo scorso 4 marzo”.

Inoltre, i lavori del concorso – sintetizza oggi Orizzonte Scuola – non sono ancora conclusi: per molte materie le commissioni stanno valutando i titoli per stilare le graduatorie, mentre per le scuole dell’infanzia mancano ancora le prove orali che prenderanno avvio il prossimo 7 aprile. Quindi, il rischio concreto è che se dovesse subentrare ancora qualche lungaggine o intoppo, i vincitori di questo concorso non verranno individuati in tempo nemmeno per il prossimo 1° settembre, ovvero un anno dopo la scadenza imposta dallo stesso Miur.

Ma non finisce qui. Perché, mai come in questa tornata selettiva, l’eccessiva e inusuale severità delle commissioni ha prodotto delle percentuali altissime di candidati inidonei. Qualche giorno fa la rivista Tuttoscuola aveva calcolato che alla primaria, in tutta Italia, addirittura il 71% dei candidati che hanno sostenuto le prove scritte non sono stati ammessi all’orale: “su 37.838 candidati che hanno affrontato la prova scritta e per i quali si è completata la correzione, solo 11.102 (il 29,2%) sono stati ammessi all’orale”. Citando lo stesso Veneto, dove “i candidati per posti comuni nella primaria erano inizialmente 4.433”, ma “solo 3.410 si sono presentati allo scritto e di questi hanno concluso positivamente tutte le prove in 1.604 (47%). Il 53% dei candidati è stato fermato agli scritti cosicché alla fine, per ragioni diverse (non presenti alle prove, bocciati agli scritti bocciati agli orali) sono rimasti esclusi in 2.829 (il 63,8% di chi aveva presentato domanda)”.

Le assurdità di questo “concorsone” sono infinite: alcune sono state citate nei giorni scorsi pure dall’Anief alle commissioni parlamentari della Camera, a cui erano state prospettate le strade da seguire attraverso opportune modifiche, in particolare, alla delega su formazione iniziale e reclutamento (Atto 377). Perché c’è anche il problema irrisolto dei tanti vincitori che non potranno lavorare – a iniziare dagli idonei per la nuova classe di concorso A023 – perché il Miur non ha provveduto a istituire o ad accantonare la cattedra inizialmente loro riservata tramite bando di concorso: secondo uno studio del sindacato, tra i candidati risultati a pieno titolo tra i vincitori, perché hanno superato tutte le prove in numero minore rispetto ai posti banditi, rimarrebbero fuori almeno 7.741 docenti.

Rimane anche da capire l’esito delle prove suppletive, anche queste frutto di errori prodotti dal Miur, che con il D.D.G. 106/2016 ha escluso in modo illegittimo intere categorie dal concorso. Sono migliaia gli aspiranti docenti che parteciperanno alla verifica, in programma il prossimo mese di aprile: sono lavoratori già di ruolo nello Stato, insegnanti tecnico pratici, diplomati magistrale a indirizzo linguistico, dottori di ricerca il cui titolo è stato considerato abilitante, diplomati Isef, educatori, docenti che hanno ottenuto l’abilitazione disciplinare o la specializzazione su sostegno dopo la scadenza per la presentazione della domanda, oltre che docenti che hanno ottenuto il riconoscimento dell’abilitazione conseguita all’estero dopo la scadenza per la presentazione della domanda di accesso al concorso. Grazie al disco verde del Consiglio di Stato, alle prove suppletive saranno anche ammessi i ricorrenti che hanno concluso i percorsi formativi Afam e Pas.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “non c’è purtroppo nulla di nuovo nelle cronache di questi giorni sui problemi cronici del concorso per docenti del 2016. Si è partiti male, con delle norme d’accesso sballate che hanno anche tagliato fuori per la prima volta i laureati, messo nelle condizioni i potenziali commissari di non accettare l’incarico o di lasciarlo dopo pochi giorni; di andati avanti perseverando nell’errore, adottando un’inspiegabile eccessiva severità delle commissioni, nei confronti di aspiranti docenti già selezionati e abilitati, quindi con conoscenze accertate; si sta concludendo in modo forse ancora peggiore, perché in alcune classi di concorso sono più i posti che rimarranno liberi che quelli che andranno assegnati. E siccome non ci sono più candidati nemmeno nelle GaE, viene da chiedersi chi verrà stabilizzato per insegnare quelle discipline fino al 2024, visto che la fase transitoria che porta al nuovo reclutamento durerà ben sette anni”.

“La risposta è ovvia e a portata di mano, tra l’altro non costerebbe quasi nulla: basterebbe ‘riesumare’ gli abilitati dimenticati, i tanti docenti di seconda fascia d’istituto, anche loro abilitati e da anni insegnanti-supplenti, di comprovata esperienza, con contratti a termine, ma spesso di lunga durata. Anche per questi motivi, per le troppe incongruenze che caratterizzano oggi la scuola italiana, abbiamo proclamato lo sciopero della Scuola per venerdì prossimo 17 marzo”, conclude il sindacalista Anief-Cisal.