Nel febbraio scorso il Misery Index Confcommercio è salito a 20,5 punti (+0,4 punti rispetto a gennaio), proseguendo nella tendenza all’aumento iniziata circa un anno fa. L’andamento registrato negli ultimi mesi dipende esclusivamente dalla componente prezzi la cui variazione, per i beni ad alta frequenza d’acquisto, è passata dal -1,1% di marzo 2016 al +3,2% di febbraio 2017. Per contro, sempre nello stesso periodo, la disoccupazione estesa è scesa di mezzo punto, sintesi di una stabilizzazione della componente ufficiale e di una riduzione di quella relativa alla CIG ed agli scoraggiati. Sempre a febbraio, i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto sono aumentati del 3,2% (+2,2% a gennaio), il valore più elevato da dicembre 2012, a causa del permanere di tensioni inflazionistiche nelle aree degli alimentari freschi e dei carburanti. Anche se queste tensioni dovessero diminuire nei prossimi mesi, l’inflazione continuerà a svolgere un ruolo negativo sul reddito disponibile delle famiglie. Per ridurre l’area del disagio sociale e consolidare i timidi segnali di ripresa della fiducia emersi a marzo, ridando un po’ di slancio ai consumi, è dunque necessari, per l’Ufficio Studi di Confcommercio, che "l’occupazione cresca a ritmi più sostenuti rispetto a quanto rilevato negli ultimi otto mesi".