Prosegue senza sosta l’attività di contrasto a ogni forma di abusivismo commerciale della Guardia di Finanza di Ravenna, che nei giorni scorsi ha portato a conclusione una nuova importante operazione di servizio nel settore della tutela del “Made in Italy”, sequestrando circa 2.500 capi di abbigliamento recanti false indicazioni di provenienza e denunciando all’Autorità Giudiziaria di Bologna tre cittadini cinesi, tutti residenti nel capoluogo felsineo, per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci. Il “Made in Italy” non è solo un autorevole brand conosciuto in tutto il mondo, ma rappresenta anche, nei settori più differenti, un tessuto produttivo di altissima qualità. La contraffazione del “Made in Italy” e l’utilizzo illecito di segni che possono indurre i consumatori a considerare come fabbricato in Italia un prodotto estero è, dunque, una grave forma di illegalità in grado di arrecare pesantissimi danni all’economia italiana e costituisce un vero e proprio inganno per i consumatori che, confidando nella notoria affidabilità del “Made in Italy”, sono indotti ad acquistare prodotti che si fregiano illegittimamente della prestigiosa dicitura, ma che poi si rivelano falsi e di qualità ben inferiore alle aspettative. È proprio in questo contesto che si colloca il nuovo intervento operativo portato a termine dai Finanzieri della Tenenza di Lugo, al termine di articolate indagini che hanno preso avvio da alcune segnalazioni giunte al numero di pubblica utilità “117” della Guardia di Finanza di Ravenna da parte di cittadini che, dopo aver acquistato presso un esercizio commerciale di Lugo degli abiti che venivano pubblicizzati come realizzati interamente in Italia, si sono successivamente resi conto che si trattava in realtà di capi di produzione cinese. Il “trucco” consisteva nell’apporre sull’abbigliamento e sugli accessori importati dalla Cina un ben visibile cartellino con la scritta, anche in lingua inglese, “Fabbricato in Italia – Questo capo è stato prodotto interamente in Italia”, con tanto di immagine dello stivale della nostra penisola o della bandiera tricolore a rafforzare il convincimento che si trattasse proprio di un capo di esclusiva sartoria italiana. Un vero e proprio raggiro a scapito dei consumatori che, grazie a tali false indicazioni di origine, venivano indotti ad acquistare capi di abbigliamento di provenienza cinese come se fossero di qualità tutta italiana. Sulla base dei primi riscontri, dunque, i Finanzieri hanno sviluppato una serie di approfondimenti investigativi che hanno consentito di appurare che il negozio di Lugo presso il quale venivano illecitamente venduti i falsi “100% Made in Italy” faceva parte di un’ampia catena commerciale, formata da 14 punti vendita ubicati anche nelle centralissime vie dello shopping di Bologna, Genova, Firenze, Treviso, Pisa e Lucca. Dagli approfondimenti svolti dalla Guardia di Finanza di Lugo è emerso che questi punti vendita facevano capo a tre società di Bologna operanti nel settore del commercio al dettaglio e all’ingrosso di abbigliamento, calzature ed accessori, tutte gestite da tre cittadini cinesi residenti nel capoluogo emiliano, una delle quali è risultata anche disporre di un grande deposito nel quale venivano stoccati i prodotti di importazione prima di essere dotati del falso cartellino “Made in Italy” e di essere distribuiti per la vendita negli esercizi commerciali della catena di abbigliamento. Nel corso dell’operazione le Fiamme Gialle, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bologna, hanno perquisito le abitazioni dei tre indagati, le sedi delle società di distribuzione dei capi di abbigliamento e tutti i punti vendita presenti sul territorio nazionale, sequestrando, oltre a circa 2.500 capi che presentavano la duplice origine di provenienza (Italia e Cina), anche 100 mila cartellini attestanti falsamente la fabbricazione “100% Made in Italy” dei prodotti, molti dei quali ancora conservati nelle loro scatole e pronti per essere applicati alla merce da porre in vendita al pubblico. Questo ulteriore intervento operativo portato a termine dalle Fiamme Gialle di Ravenna rientra nell’ambito delle molteplici attività che la Guardia di Finanza svolge quotidianamente in difesa del tessuto economico e produttivo nazionale, a presidio del libero mercato e della legalità ed a tutela dei cittadini e delle imprese rispettose delle regole. Chi abusa della dicitura “Made in Italy”, impossessandosi illegittimamente del know how delle vere aziende italiane, affermate a livello internazionale per capacità innovativa, tecnologia e tradizione, inganna i compratori e compromette la fiducia e la libertà di scelta dei consumatori. Un vero e proprio danno per la produzione nazionale, in grado di pregiudicare le imprese italiane che, nel rispetto della legalità, garantiscono quegli standard qualitativi e di sicurezza che rendono il “Made in Italy” un brand competitivo sul mercato globale e ne fanno sinonimo di riconosciuta ed altissima qualità.