DEF 2017: CONTINUA LA GUERRA DEL GOVERNO CONTRO LA SANITÀ

Il governo Gentiloni continua, in perfetta continuità con chi lo ha preceduto, la sua guerra contro la sanità ed i lavoratori del pubblico impiego – è il commento del Segretario Nazionale Anaao Assomed Costantino Troise – il costo del cui lavoro, calato di 10 miliardi di euro, è l’artefice della tenuta dei conti dello Stato.

Nel DEF la spesa sanitaria è prevista in decrescita infelice fino al 6,5% del PIL, un livello degno dei Paesi della Europa dell’Est, con il corredo, prevedibile, e messo evidentemente in conto, di meno prestazioni e più diseguaglianza per i cittadini, aumento dei carichi di lavoro e peggioramento delle condizioni di lavoro per il personale. E dal DEF mancano all’appello le somme in più per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, assente da 8 anni, pre-annunciate con grandi squilli di tromba, e dovizia di cifre. Dopo di che, quel finanziamento, giudicato “simbolico” dallo stesso Premier di allora, ha perso anche il simbolo, riducendosi alla cifra iperbolica di euro 33 al mese, lorde, media.
Strano Paese il nostro, in cui, con l’alibi della crisi, si lascia morire la sanità pubblica come un lusso che non possiamo permetterci, mentre si arredano gli aeroporti di costosissime macchine da guerra e si spende 1 miliardo di euro per le carriere dei militari, oltre a scatti biennali dei loro stipendi del 6%. Come se fossimo in guerra con qualcuno.

I pinocchi di stato che da un anno vanno annunciando il contratto per medici ed infermieri, e da due anni lasciano marcire una sentenza della Corte Costituzionale, sono in altre faccende affaccendati e non si accorgono del cambiamento della composizione sociale dell’elettorato: dopo gli insegnanti, anche medici ed infermieri sono diventati personaggi in cerca di autore elettorale. Anche nei confronti di quelle Regioni che usano a piene mani la demagogia contro la attività libero professionale intramoenia, come se la sua abolizione facesse scomparire le liste di attesa che le loro politiche di razionamento del personale producono. Ma tanto è: oltre alla medicina anche la politica, e l’amministrazione, è diventata difensiva.

Il governo continua a definanziare la sanità pubblica ed a mirare all’impoverimento strutturale del suo personale, rispondendo con uno sberleffo alle grandi confederazioni sindacali forti di 10 milioni di iscritti. Se altri se ne faranno una ragione, noi no.