È giunto il momento dell’apporto di tutte le forze politiche per affermare il principio della tutela del lavoro e della dignità dei magistrati onorari in servizio che svolgono ormai da tempo le funzioni giurisdizionali, come pubblici ministeri e giudicanti, con dignità e senso dello Stato, ma senza avere alcuna tutela lavorativa e previdenziale, né certezza del futuro, conoscendo solo i doveri del magistrato senza alcun diritto correlato. Questa è l’occasione per affermare davanti a tutti gli italiani il primato del diritto dei lavoratori a una dignitosa retribuzione e alla serenità nello svolgimento delle funzioni, contro inaccettabili logiche che rischierebbero abbandonare al loro destino più di cinquemila famiglie di magistrati onorari pur di affermare anacronistiche prese di posizione, lontane anni luce da principi di efficienza e di diritto dell’Unione Europea. Proseguono invece le manifestazioni di solidarietà di parti della magistratura, pubbliche e private, che mostrano come l’infaticabile lavoro della magistratura onoraria a fianco di quella professionale, abbia lasciato il segno. Eppure non è abbastanza per condurre il legislatore a fare la giusta scelta, e la magistratura associata a prendere una posizione a fianco di chi gli è stato a fianco, e, oggi, a torto o a ragione, mosso dalla delusione suscitata dal parere del 19 aprile, potrebbe cedere a proposte di protesta estreme non arginabili. Purtuttavia, ancora nessuna scelta politico legislativa appare all’orizzonte, nonostante il Consiglio di Stato abbia delineato una precisa apertura alla proposta, sottoscritta dalle sigle maggiormente rappresentative, di richiamo alla legge 217/1974.
A breve, il ministro Orlando dovrà sciogliere la riserva considerando il parere di un organo terzo, il consiglio di Stato, che così ha concluso: “Può concepirsi un’ulteriore ipotesi astrattamente sussumibile nel termine “stabilizzazione”. Si potrebbe in particolare ipotizzare, per una parte dei giudici onorari in servizio, la mera “conservazione dell’incarico in corso” sino al conseguimento della età pensionabile. La fattispecie, invero, è stata già impiegata in passato dalla legge 18 maggio 1974, n. 215 con riguardo ai vice pretori onorari incaricati (“Sistemazione giuridico-economica dei vice pretori onorari incaricati di funzioni giudiziarie ai sensi del secondo comma dell’articolo 32 dell’ordinamento giudiziario”). L’ipotesi offre una qualche possibilità operativa nei seguenti termini, anche se è rimessa in ogni caso al Legislatore”. Del resto lo stesso Ministro della Giustizia in risposta all’interrogazione parlamentare del 12 aprile ha dichiarato che: “siamo, pertanto impegnati, ad esercitare la delega e, contemporaneamente, nell’ambito dei percorsi delineati dal parere del Consiglio di Stato, ogni possibile soluzione normativa che, nel doveroso rispetto del quadro costituzionale di riferimento, consenta di assicurazione adeguate forme di stabilità ai magistrati onorari”.
È giunto il momento per fare una scelta, Ministro, che deve essere condizionata solo dal senso di giustizia, quella giusta! Lo chiedono tutti gli iscritti alle scriventi associazioni, lo chiedono tutti i magistrati onorari in servizio.
I direttivi Angdp, Anmo, Cgdp, Cogita, Federmot, Mou, Unagipa, Unimo