Legalizzazione cannabis. Tutto latita e il punizionismo dilaga. Occasione storica da cogliere?

Una settimana dopo un certo rilievo mediatico grazie a servizi informativi del quotidiano La Repubblica che aveva colto a volo la riproposizione dell’ipotesi legalizzatoria da parte di alcuni magistrati, tutto tace. Non ci stupiamo. Non potrebbe essere altrimenti, visto che gli interessi principali della politica, dei media e dell’economia sono armonici alla status quo. Sono modellati su un sistema basato sul vietare con tolleranza (caratteristica del sistema italiano, e non solo), garanzia di:
– equilibri politici in cui coesistono legalizzatori e punizionisti;
– equilibri mediatici (con alcune eccezioni) basati sul consenso e la genuflessione al potere che rispecchia la politica di cui prima, politica senza la quale buona parte della loro esistenza (contributi editoria) verrebbero meno per presunti lettori;
– equilibri economici: dove troverebbero denaro per sopravvivere le migliaia di spacciatori di ogni livello? Dove troverebbero le sostanze le migliaia di consumatori che, in assenza delle stesse, potrebbero rappresentare un piu’ serio problema (di quanto gia’ non lo siano oggi) per l’ordine pubblico?
Tutto questa nella totale incoscienza del:
– problema sanitario che deriva dall’approvvigionamento di sostanze da parte di un mercato clandestino senza controlli e garanzie;
– problema di ordine pubblico, affidato alle occasionali iniziative di questure e procure, con relativa distrazione di energie e fondi, e con risultati solo peggiorativi, visto che il fenomeno, di piccola e grande delinquenza, e’ sempre in crescita.
E’ di una settimana fa il nostro appello alle forze politiche perche’ concentrassero le loro energie nei confronti di quello che sembra il leader emergente della nostra politica, Matteo Renzi, perche’ lui stesso metta maggiore impegno legalizzatore, visto che non ha dimostrato chiusura in materia ma si sta solo altalenando nel tipico gioco della politica di mantenimento dell’esistente… distraendosi in quelle che qui chiameremo cose mediamente considerate piu’ importanti ed aggreganti dei consensi per mantenere e rinnovare il solito potere.
Ma vogliamo insistere e perfezionare il nostro appello. Senza entrare nel merito di analisi sociologiche tipiche, sta di fatto che le politiche oggi passano attraverso i leader. Sulla materia legalizzatoria delle droghe, pur se siamo reduci da una stagione con esponenti di primo piano come l’ex-presidente Usa Barack Obama (pur con tutti i suoi limiti e prudenze), il quadro internazionale si caratterizza per deficit diffuso: cosi’ e’ per Donald Trump, per Emmanuel Macron, per Theresa May, per Angela Merkel, per Mariano Rajoy, per Xi Jinping, per Vladimir Putin… per restare nell’ambito dei leader che fanno la storia e i cambiamenti. Nell’elenco manca Justin Trudeau ma, pur in decisa controtendenza rispetto agli altri grandi al suo pari, tutti lo considerano come il cugino birichino… quindi e’ escluso che possa essere una sorta di faro.
L’italia e’ in transito in tutti i sensi della politica e dell’economia. Perche’ non deve cogliere questa occasione storica per diventare punto di riferimento della legalizzazione? Oltre ai vantaggi che ne dovrebbero derivare azzerando gli aspetti negativi di cui sopra, c’e’ in gioco anche un posto da leader mondiale della materia. In nostri politici gia’ sensibili alla materia legalizzatrice, sono proprio disarmati nel far capire questa importanza di leadership ai nostri futuri governanti, ai nostri futuri economisti, ai nostri futuri? Oppure siamo condannati, come la storia ci ha insegnato fino ad oggi, ad aspettare il solito vento di oltreoceano che, visto l’andazzo, ha bisogno di molo tempo per riprendere a soffiare e, inoltre, non e’ detto che poi soffierà nel senso razionale di questa politica legalizzatoria?

Vincenzo Donvito, presidente Aduc