Si chiama ingerenza negli affari interni, quello che noi auspichiamo nei confronti della Gran Bretagna rispetto alle prossime elezioni in quel Paese. Perche’ non dovremmo farlo, visto che questa ingerenza, per esempio, è una delle caratteristiche degli interventi “occidentali” in luoghi tipo Afghanistan, Iraq, etc? Sono due contesti diversi, sicuramente, ma sono anche contesti che minano la nostra economia e la nostra sicurezza, con notevoli risvolti a livello internazionale.
L’ingerenza che auspichiamo e’ quella di una massiccia campagna, della Ue e dei singoli Paesi membri, perche’ i britannici alle prossime elezioni vadano a votare il piu’ possibile e lo facciano contro i partiti che hanno portato il loro Paese alla Brexit. La situazione di emergenza lo impone, cosi’ come accade per altre emergenze nel mondo, ognuna con le sue peculiarita’, e il fatto che in Gb non mettano alla gogna i non britannici, non significa che non li stiano civilmente ammazzando, cosi’ come stanno cercando di ammazzare tutti i rapporti economici che non siano solo a loro ed esclusivo vantaggio nazionale ed autarchico.
Siamo riconoscenti (e lo saremmo per sempre) alla gran Bretagna che ci ha salvato con gli Usa e gli altri alleati dagli orrori di nazismo e fascismo nel secolo scorso, ma per l’appunto ci ha salvato e non ci ha fatto diventare suoi sudditi o, come accade ora, portatori d’acqua. Questa valutazione ci nasce dalla presa d’atto delle enormi difficolta’ che questo Paese, tramite il suo specifico ministro alla Brexit David Davis, sta ponendo per rispettare i risultati del referendum che li ha portati fuori dell’Ue. E’ di oggi la notizia che Davis, non volendo pagare il costo dell’abbandono del mercato unico, quantizzato sembra in 100 miliardi di euro, ha preannunciato resistenze, dilazione dei tempi, turbolenze, insomma tutte le tipiche strategie che alla fine portano ad una riduzione di spesa per coloro che sono debitori e, in pratica, un danno economico per gli altri…. che nella fattispecie saremmo tutti noi membri dell’Unione.
Questa si chiama guerra! Con metodi diversi rispetto ai secoli scorsi, ma pur sempre guerra. Dobbiamo assistere supini all’aumento dei dazi delle nostre merci e servizi per il loro territorio, mentre dovremmo genufletterci e continuare imperterriti a ricevere le loro merci e servizi alle attuali condizioni? No. Nel 2017 si puo’ vivere anche senza questa Gb! In termini di consumi, di servizi e di alleanze: a quando una comunicazione del primo ministro May che, in cerca di voti per le prossime elezioni, non e’ escluso che minacci l’uscita dalla Nato in nome della supremazia dei loro sistemi e servizi di sicurezza? Non ce ne stupiremmo.
Per quanto ci riguarda, rafforzando i nostri (Ue) metodi e sistemi di import ed export all’interno e all’esterno del nostro mercato, dovremmo far presente che l’Unione puo’ ben fare a meno dei britannici (se gli levassimo anche Gibilterra, sarebbe anche un buon segnale). Ed e’ questo che dovremmo cercare di comunicare al corpo elettorale britannico (anche e soprattutto a quello che non partecipa alle decisioni elettorali): l’isolamento auspicato dai partiti al governo puo’ essere combattuto, in nome del benessere nazionale, comunitario ed internazionale: all’Europa e al mondo non interessa, se non marginalmente, una Gb a se’ stante, ma interessa molto una Gb protagonista e attrice in prima fila; potrebbe esserla non dando piu’ ascolto e credito alle politiche protezioniste, nazionaliste e da commonwealth dei tempi andati che oggi vengono proposte come benefiche. Se l’Unione sta dando battaglia contro le politiche ungheresi e polacche di nazionalismo, disumanita’ e isolazionismo (con il loro aspetto furbesco di comunque restare in Unione per cuccarsi i vari soldi), non puo’ non fare altrettanta battaglia contro la Gb. E farlo con ingerenza nei loro cosiddetti affari interni -A.D. 2017, era globalizzazione avanzata ed Internet e multinazionali regnanti con scarse regole- e’ un nostro dovere politico, economico e culturale. Proprio come, con un’altra Gran Bretagna, era accaduto nel secolo scorso per ridare dignita’, civilta’ e democrazia a tanti Paesi che poi sono stati motori dell’Unione.
Un prezzo politico molto alto? Certamente. Ma e’ la Politica (con la “P” maiuscola) quella a cui dobbiamo riferirci per il bene comune, non alla politica (con la “p” minuscola) quella a cui sottometterci.
I britannici -storicamente, politicamente, civilmente, culturalmente, economicamente- servono a noi dell’Unione e a tutto il mondo, ma non questi britannici, quelli di Theresa May e compagni. Siamo in tempo per aiutare tutti i cittadini oltremanica, e questa volta tocca proprio a noi farlo, proprio perche’ salvati da loro nel secolo scorso in nome di politiche oggi sono loro che stanno negando.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc