Alla vigilia del G7 del 26 e 27 maggio a Taormina, il Presidente americano Trump ha incontrato ilPontefice, che, come un monito, gli ha regalato il documento "La non violenza, stile di una politica per la pace”. Ci auguriamo che questa lettura mitighi le idee del Presidente degli Stati Uniti e dia una scossa anche al Vertice di cui Trump sarà protagonista, che si teme possa concludersi con un nulla di fatto sui grandi temi umanitari.
A Taormina le prioritàin agenda – secondo le dichiarazioni rilasciate dal PremierGentiloni – riguarderanno gli scambi internazionali, il clima, la questione migratoria e la “difesa dei valori che i paesi del G7 rappresentano”. Mai 7 Grandi della Terra, che dovrebbero prendere decisioni su sicurezza alimentare e salute globale del pianeta e dei 7 miliardi di persone che lo abitano, dai documenti finora discussi sembra non daranno una svolta alle politiche globali, allineandosi probabilmente alle scelte della Presidenza Trump e lasciando così nel dimenticatoio le emergenze umanitarie più gravi: guerra in Siria e in Iraq ma anche crisi alimentare in Africa, strettamente legata ai cambiamenti climatici.
Sappiamo che, mentre il riscaldamento globale stravolge il pianeta causando tremende siccità, inondazioni e catastrofi naturali, Trump sin dalla campagna elettorale ha più volte dichiarato di bocciare l’accordo di Parigi e di non considerare prioritarie le tematiche ambientali.
Una delle iniziative su cui hanno lavorato gli sherpa dei Governi nel percorso di preparazione al G7, riguarda la fame e la sua relazione con i fenomeni migratori. Speriamo che da questo tavolo possano nascere decisioni e impegni concreti, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030. Nell’attesa preoccupano gli esiti del Vertice che ilGoverno italiano ha tenuto pochi giorni fa al Viminale con i ministri dell’Interno di Libia, Niger e Ciad per la costruzione di centri di accoglienza che dovrebbero arginare il fenomeno migratorio là dove si genera, anziché obbligare a salvataggi in mare. Un segnale che anticipa il Summit del G7 e le sue conclusioni?
Ma che significa costruire centri in Libia, Niger e Ciad ? Come si argina il fenomeno? Con centri di cosiddetta “accoglienza” in paesi in cui il rispetto dei diritti umani non è garantito, come in Libia?Chi controllerà il rispetto degli standard umanitari? Tutto ciò non è chiaro.
Niger e Ciad, tra l’altro, attraversano in questo momento una gravissima crisi alimentare dovuta in parte proprio ai cambiamenti climatici, in parte ai movimenti di popolazione legati alle fughe da BokoHaram. In questi paesi, così come in Sud Sudan, in Etiopia, Somalia e parte del Kenya, circa 30 milioni di persone vanno a letto con la pancia vuota. Ci sono dichiarazioni ufficiali di Carestia ed azioni umanitarie urgenti, che non possono attendere perché molte persone stanno letteralmente morendo di fame.
Saranno davvero i centri di accoglienza in Africa sub Sahariana ad arginare i fenomeni migratori o non piuttosto delleazioni di aiuto concrete in quelle aree? E senza un accordo condiviso sul clima, lo sfruttamento delle risorse naturali e la regolamentazione delle emissioni, quale futuro potremo garantire ai nostri figli?
«Difendere i valori che i paesi del G7 rappresentano, per noi non significa proteggere le nostre frontiere, ma riconoscere il diritto all’assistenza umanitaria, il valore di ogni persona e il rispetto dei diritti umani» dice Alessandra Fantuzi, coordinatrice di AGIRE. «I leader mondiali sono chiamati a dare risposte responsabili per il futuro di tutti, con uno sguardo globale necessario e imprescindibile. Ci auguriamo che questo vertice non sia solo una passerella e che non si limiti a ribadire i privilegi economici e di libertà individuale di cui godono le grandi democrazie».