In tutto il mondo, Usa in primis, la legalizzazione della cannabis (e delle droghe piu’ in generale) si sta facendo avanti come opzione contro la malavita organizzata e la sicurezza sanitaria dei consumatori che -divieti o meno- sono sempre di più percentuali a due cifre dell’intera popolazione. E dove la legalizzazione è effettiva, in parte o meno, i risultati positivi sono tangibili per tutti gli aspetti, che invece diventano sempre più drammatici dove persiste la proibizione (Paesi che sono una sorta di malavita a cielo aperto sono, come per esempio il Messico, in un degrado istituzionale e civico senza precedenti; o il Venezuela dove, in un balletto che ha quasi del sarcastico, governo e opposizione si attaccano dicendo gli uni agli altri che sono drogati e complici dei narcos). In Italia il dibattito va e viene con al centro, ovviamente, l’opzione parlamentare sostenuta da centinaia di deputati di diversi schieramenti, opzione che al momento sembra proprio non decollare. E’ di ieri una presa di posizione della presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, dopo quella favorevole alla legalizzazione del procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti. La Bindi ha sostanzialmente detto che la legalizzazione sarebbe un’opzione da prendere in considerazione, ma solo se così sarà in tutto il mondo. Abbiamo letto e riletto la notizia, casomai ci fosse sfuggita una sfumatura, ma no: è proprio così, “in tutto il mondo”.
Ci sono vari metodi per manifestare le proprie opinioni, favorevoli o contrarie alla legalizzazione nello specifico, ma siamo rimasti basiti di fronte a questa espressione di contrarieta’ da parte di un’autorevole istituzione dello Stato, la presidente della commissione parlamentare antimafia. Non potrebbe essere altrimenti di fronte ad una castroneria come questa: chi dovrebbe rendere legale la droga in tutto il mondo? Esiste forse un legislatore mondiale? Gia’ abbiamo enormi difficolta’ con quello della Ue, ma evocare un legislatore mondiale ci fa sorridere. Non bastava, all’on.Bindi, dire che era contraria? No, ci vuole anche la beffa. Augurando lunga vita al presidente dell’Antimafia parlamentare, crediamo che la nostra onorevole non vivrà abbastanza per vedere questa legalizzazione, e ovviamente neanche noi che scriviamo e tutti i parlamentari di questa e della futura legislatura e di quell’altra ancora (pro legalizzazione o meno che siano). E fin qui ci siamo, perchè 2+2=4 anche nella politica piu’ impervia. Ma quello che ci rende sfiancati e ci lascia la bocca amara e che’ siamo consapevoli che, come l’on.Bindi, tanti altri vertici istituzionali sono così: non si assumono la responsabilita’ del loro compito e aspettano che qualcuno (a livello mondiale, poi, suvvia…) lo faccia per loro. Ci viene in mente una canzone: “finche’ la barca va, lasciala andare…” che esprime una politica che non ha inventato la Bindi, ma che e’ quella che ha caratterizzato la repubblica italiana dalla sua costituzione e che sembra spesso ancora imperante. E’ evidente che con politici di tale stazza e spessore, in materia di droga e non solo, visto che il nostro Paese non e’ il massimo di brillantezza ed iniziativa nei consessi internazionali (pur con alcune eccezioni, tipo lotta al riscaldamento climatico), non si va da nessuna parte. Che sembra che sia proprio quello che vuole l’on.Bindi.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc