SANITÀ: DI TROPPO LAVORO SI PUÒ MORIRE

La sentenza della Cassazione che ha ritenuto l’Asp di Enna responsabile del decesso per superlavoro di un tecnico di radiologia rappresenta una pietra miliare della giurisprudenza in ambito sanitario, confermando quanto l’Anaao, da tempo, sostiene a proposito della correlazione tra condizioni di lavoro, sicurezza delle cure ed integrità psico-fisica dei lavoratori. Prolungati e stressanti turni lavorativi sono associati ad un rischio doppio di patologie cerebrovascolari, compreso l’infarto, e ad una maggiore incidenza di tumori, secondo una qualificata letteratura scientifica.

La Cassazione condanna senza appello una prassi comune delle aziende sanitarie, specie negli ultimi anni e non solo nel meridione, quale “la violazione reiterata e sistematica dei limiti legali e contrattuali dell’adibizione del dipendente ai turni di pronta reperibilità”, e di guardia notturna e festiva, e della durata dell’orario di lavoro. Violazione che continua anche dopo l’entrata in vigore della direttiva europea, tanto che l’Anaao Assomed ha chiesto alla Commissione europea la riapertura della procedura di infrazione.

Non è "accettabile riversare sui dipendenti tutto l’onere di garantire le prestazioni sanitarie ai pazienti", evadendo l’obbligo di adottare le misure necessarie a tutelare la loro integrità fisica. Con l’alibi di dover assicurare la regolarità del servizio per i cittadini, il ‘superlavoro’ oltre i limiti fissati da leggi e contratti è diventato il perno dell’unico modello di organizzazione del lavoro ritenuto possibile, quello fondato sulle deroghe e, in loro assenza, sulla illegittimità e sull’arbitrio, a dispetto delle conseguenze in termini di insorgenza di patologie, anche mortali, nei lavoratori.

In questi anni di tagli lineari, di pensionamenti e gravidanze non sostituite, di svilimento dei contenuti professionali, di precarizzazione violenta del lavoro medico e infermieristico, il SSN è stato tenuto in piedi grazie allo spirito di sacrificio ed al senso di responsabilità dei suoi operatori, che si sono fatti carico di condizioni di lavoro gravose e rischiose, come il caso di Nicosia dimostra, effettuando una mole di ore di lavoro aggiuntive impressionante, nemmeno retribuite o recuperate, fino a lavorare per 13 se non 14 mesi all’anno. In tempi in cui molti esperti e politici parlano di sprechi e di inappropriatezza in sanità, nessuno ha mai acceso un faro sugli enormi risparmi che le Regioni hanno ottenuto favorendo e sfruttando l’inappropriatezza e l’illegittimità organizzativa.

La sentenza è la migliore risposta a quanti si preparano a chiedere, in vista del rinnovo del CCNL, un uso intensivo e senza limiti del tempo lavoro dei professionisti, scontando la carenza presente e futura di medici come un dato ontologico della sanità italiana.
La sicurezza di cittadini ed operatori è un valore non negoziabile. Assunzioni subito se si ha a cuore il destino della sanità pubblica.