Assunzioni docenti, penalizzate zone sismiche e Meridione

Le analisi a caldo dell’Anief erano corrette: il Ministero dell’Istruzione non ha adottato alcun criterio particolare per andare incontro alle problematiche formative in cui versano le scuole del Sud e delle Isole: da uno studio approfondito – svolto sulla base del numero dei posti vacanti e disponibili presenti in ogni provincia/regione, suddivisi per tipo di posto, classe di concorso e risultanti al sistema informativo al termine delle operazioni di mobilità – ne consegue infatti che le regioni settentrionali avranno a disposizione complessivamente il 58% dei 52 mila posti per le immissioni in ruolo da svolgere entro il prossimo 14 agosto.

Per il Mezzogiorno e le Isole maggiori sono state riservate solo un quarto delle assunzioni e il Centro, dove sono collocate diverse aree a rischio sismico, appena il 18%. Le percentuali, su dati ufficiali Miur, sono state elaborate da Tuttoscuola e interpretate come “la conseguenza oggettiva delle risultanze dei recenti trasferimenti del personale docente, al termine dei quali sono rimaste vacanti e disponibili le sedi da assegnare per le nomine in ruolo”. Con il risultato finale “di un minor numero di sedi disponibili al Mezzogiorno e di un maggior numero di posti disponibili al Nord”.

Nella migliore delle ipotesi, perché in non pochi casi mancano candidati in graduatoria, per le assunzioni a tempo indeterminato nelle regioni settentrionali andranno 30.023 posti (di cui 20.579 posti comuni e 9.444 di sostegno) e nel Mezzogiorno appena 12.794 (di cui 10.155 posti comuni e 2.639 di sostegno). “Il top di sedi disponibili – secondo quanto risulta sempre dalle elaborazioni di Tuttoscuola – è della Lombardia con 12.688 posti, (un posto su quattro), circa come quelli di tutte le regioni meridionali, Isole comprese, messi insieme. All’ultimo posto troviamo invece il Molise, con lo 0,4% di posti disponibili per le immissioni in ruolo”.

Il sindacato non contesta, di certo, la ripartizione oggettiva del contingente annuale di immissioni in ruolo. Quello che non può essere accettato è il fatto non siano stati adottati altri parametri oltre all’aliquota proporzionale al numero di posti liberi. Sconfessando, in questo modo, gli accordi presi ai tavoli di confronto con le organizzazioni sindacali, che indicavano la necessità di attuare delle assunzioni “intelligenti” che andassero oltre al mero conteggio del numero di alunni e alla conseguente formazione delle cattedre da assegnare a ogni scuola. Il calcolo sulla quantità di assunzioni a tempo indeterminato, quindi, non doveva essere solo ragionieristico, ma tenere conto di oggettive difficoltà territoriali.

“Abbiamo fatto presente in tutte le sedi possibili, anche parlamentari, che nell’assegnare le immissioni in ruolo occorre per forza di cose tenere conto di alcuni parametri centrali a livello formativo – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal -: gli abbandoni scolastici, i flussi migratori, i rischi connessi alla povertà socio-culturale, la presenza di alunni difficili. Oltre che a situazioni oggettive a livello logistico-geografico e legate alla sicurezza. Viene da chiedersi, a questo proposito, come si fa a relegare Abruzzo e Umbria agli ultimissimi posti delle regioni per numero di assunti”.

“A complicare il quadro – continua il sindacalista autonomo – è il fatto che per le assunzioni a titolo definitivo, come per i trasferimenti, non si è tenuto conto dei tanti posti in organico di fatto ma in realtà vacanti e disponibili: quelle cattedre, quindi, andavano considerate utili per l’organico di diritto e quindi per le immissioni in ruolo. Invece, il Miur si è fermato ai numeri. Che, almeno se si vuole puntare a una scuola di qualità e che raggiunga i suoi obiettivi formativi, devono essere abbinati ad altri criteri. Quella che serviva era l’adozione di flessibilità e di organici differenziati, sulla base delle esigenze del territorio. Invece, ha prevalso la fredda logica delle caselle vuote e piene”, conclude Pacifico.