P.M. e Giudici onorari augurano buone ferie al Ministro dell'(in)Giustizia che a loro le ha negate!

Signor Ministro,
Marco Palombi, in un recente articolo de “Il Fatto quotidiano”, ritiene che il parere dell’ANM contrario alla proposta dei procuratori della Repubblica – che Le avevano chiesto di varare per i magistrati onorari una riforma ben diversa da quella adottata dal Governo – discenda dalla preoccupazione nutrita dai magistrati di carriera che “ogni euro impegnato per i colleghi onorari sarà prima o poi chiesto loro in termini di stipendio”.
L’articolo ha sollevato un acceso dibattito tra le toghe italiane e non è mancato chi abbia chiesto ad ANM di “battere un colpo”.
Noi chiediamo invece a Lei di farsi vivo; perché riteniamo un Suo preciso dovere costituzionale riservare alla magistratura italiana, sia di ruolo sia onoraria, le iniziative che garantiscano retribuzioni adeguate e la disponibilità dei servizi accessori.
Il Ministero dell’economia e delle finanze non ha mai negato il finanziamento di progetti che avessero apicale rilievo strategico e non riteniamo che potrebbe farlo nei confronti di una riforma che assicurasse l’efficienza di quella funzione giudiziaria, divenuta ormai, secondo l’opinione di primari rilevatori imparziali nazionali e sovranazionali, fardello della ripresa economica.
Le riforme di facciata che hanno interessato i riti processuali o la prescrizione non dovrebbero inorgoglire il Governo che le ha varate, giacché, lungi dal rilanciare la tutela dei diritti,la convogliano verso processi sommari e comodi discarichi di responsabilità penale.
Lei aveva ben valutato la rilevanza strategica della magistratura onoraria indicandone il riordino tra le priorità del programma elettorale del PD e, poi, dei Governi Renzi e Gentiloni.
Stupisce che oggi, avendo abdicato per Sua precisa ed esclusiva volontà politica a quel progetto, Lei stigmatizzi le timidezze del Suo segretario nazionale.
Se ci passa la metafora, la predica è giusta, ma il pulpito è sbagliato.
Col metodo “Cencelli”– nonostante le sue ambigue implicazioni lobbistiche – si selezionavano, per la guida del Dicastero che oggi Lei dirige, i migliori cervelli delle varie componenti della magistratura. Lei invece disdegna il parere dei capi degli uffici giudiziari, magistrati esperti di organizzazione giudiziaria,per assecondare le preoccupazioni di una ANM che, per obbligo statutario e per vocazione ontologica, commenta le iniziative politiche con l’occhiale del presbite, mettendo a fuoco soprattutto – ed è normale che sia così – l’interesse immediato e diretto dei suoi iscritti.
Pur ritenendo che tali obiettivi a breve raggio siano traguardati dagli Amici di ANM attraverso lenti ipocorrettive, riteniamo che mettere a fuoco la tutela dei magistrati di ruolo non tanto sia un compito del loro sindacato, ma piuttosto un preciso dovere dell’unico Ministro nominato nella Costituzione.
Stava a Lei proteggerli, anche dagli errori dei propri esponenti sindacali, affidandosi al vaglio prudente del CSM e del Consiglio di Stato, organi che pure si formano in massima parte di componenti appartenenti o appartenuti ai ruoli della magistratura ordinaria.
Ed è proprio la finalità di tutela della magistratura di ruolo che avrebbe dovuto indurla ad assicurarle il supporto di una magistratura, di seconda fascia, che la Costituzione chiama onoraria, sottintendendo che il legislatore ordinario sia libero di non istituirla, se e in quanto quella di ruolo sia sufficiente a garantire, da sola, la continuità e tempestività della funzione giudiziaria, secondo gli aggiornati parametri dell’art. 111.
Quello che la Costituzione non consente a Lei e al Governo è invece di attuare deleghe legislative che prevedano di affiancare a 8.000 magistrati di ruolo, del tutto insufficienti alla gestione delle ordinarie sopravvenienze, 5.000 precari part-time, a fronte, peraltro, di un arretrato di aberrante proporzione.
Non sempre avere titoli accademici e ruoli di responsabilità giudiziaria aiuta a essere imparziali e lucidi nell’accudimento di vicende in cui non si vanta una posizione di terzietà; ma a qualsiasi persona di buon senso ed estranea a posizioni di parte appare evidente che demolendo il supporto di 5.000 magistrati onorari si pone a repentaglio la tenuta e la credibilità dell’intero ordine giudiziario.
Noi riteniamo che tale pur banale consapevolezza non possa sfuggire a chi ha la responsabilità politica che, diversamente da quella penale, non ammette esimenti, neppure quella di essere custode di interessi collettivi, corporativi o, peggio, sindacali.
Manifestiamo quindi amarezza per la posizione a nostro avviso miope assunta dall’ANM, ma siamo certi che sarà presto rimeditata. È invece a Lei che chiediamo di schivare gli occhiali del presbite, per inforcare quelli multifocali del giurista, coniugando i suoi vincoli politici, che possono includere sereni rapporti col sindacato dei magistrati di ruolo, con quelli costituzionali che le vietano di precarizzare la magistratura oppure – ma è lo stesso – singole sue componenti.
Sia chiaro anche che non poniamo in bilanciamento gli interessi nostri o di quelli dei colleghi di ruolo; perché Lei ha preciso obbligo di accudirli entrambi e contemporaneamente.
Se poi fosse vero che il contemperamento delle molteplici necessità finanziarie degli uni e degli altri fosse alla base delle scelte non euclidee assunte dal Governo, si faccia pure consapevole della circostanza che noi incroceremo stabilmente e reiteratamente le braccia ogni volta che potremo, bloccando attività processuali che – tanto… – i suoi uffici tecnici non censiscono nelle proprie statistiche, e portando in Europa quei problemi che l’Italia, sotto l’egida dell’attuale Esecutivo, e invero anche dei precedenti, non è riuscita a risolvere da sola.
D’altronde chi non è in grado di trovare una soluzione (peraltro individuata e finanziabile con risorse che ci eravamo permessi di quantificare e reperire) è parte del problema.
All’esito dell’ultimo sciopero, nell’avviarci al godimento dell’ennesima pausa estiva non retribuita, non Le chiediamo di trovare quei 100 milioni di euro necessari per rilanciare la giustizia ordinaria (che ben presto sarebbero d’altronde riassorbiti nell’extra-gettito derivante dalla definizione di milioni di processi civili arretrati…). Le chiediamo invece di accudire un più serio problema costituzionale, economico e diplomatico, la cui soluzione costituirebbe accidentalmente un merito consentaneo alle Sue dichiarate ambizioni politiche: ripristinare la legalità nel territorio italiano dell’Unione europea.

Il Presidente vicario
Raimondo Orrù