Babbo sta male. Più di quanto si potesse prevedere. La mamma ne risente: si vede, si sente, si percepisce. Certo ha la sua età. In tutta la sua vita, per quanto io mi ricordi, ci ha sempre detto che la vita inizia e finisce. Poi, in questi ultimi anni, quando la malattia è diventata più invasiva, ci ha sempre detto che negli esseri umani la dignità con se stessi e verso gli altri è cosa molto importante. E che ognuno dovrebbe poter decidere per conto proprio. Certo, non ha deciso quando nascere ma, dopo i primi anni di babbo e mamma che pesavano a tutto, come crescere, come continuare… certo che ha deciso da se’. E poi il babbo aggiungeva: e sarebbe buono decidere da sè anche come e quando finire. Ecco, ci siamo: quando finire. Me l’ha detto e ridetto, a me, a mamma a fratello a sorella: quando finire. Ed ora, che faccio? Non c’e’ storia oggi per il suo futuro, e quand’anche ci fosse lui non vuole, e’ consapevole di ciò che è, è stato e diventerà. Ed è proprio questo “diventera” che lo ha reso insistente e ancora insistente perchè io gli dessi una mano a non diventare cio’ che non vuole essere. Ne ho parlato con il nostro medico, ed ho subito visto i suoi occhi girarsi da un’altra parte, ho sentito il suo silenzio e il suo imbarazzo. Non ho insistito. Ho provato a chiedere spiegazioni come se avessi bisogno -accademicamente- di ragguagli su alcuni farmaci, sostanze, tempi e modi di somministrazione. Ho percepito ancora imbarazzo. Poi mi sono attaccato a Internet. Svizzera, Belgio, Olanda, Oregon, California. Ma mi sono solo agitato di più. Che faccio? Parto con lui verso uno di questi posti? No, non ce la faccio. I viaggi con lui erano il momento più atteso dei miei anni di scuola media e di liceo. Certo, potrebbe essere sempre lo stesso percorso, con il mio maestro, fino alla fine. Ma non sono preparato, secondo me mi sciolgo e chissà cosa combino.
Soprattutto ho il timore di non poter poi dargli serenamente quello che mi chiede. E mi vengono i brividi a pensare all’organizzazione del tutto. Non sono mica un becchino. Mi sono sempre domandato come fanno ad essere sempre sereni ed educati. Sara’ come il boia di altri tempi. Io non ci sono, sono altro. Sono quello che fa i viaggi coi miei figli come lui li faceva con me. Ora provo a dormirci su. Che idea malsana. Ho fatto tutto tranne che dormire. Mi sono anche incazzato col nostro Parlamento. Ma su questo mi sono fermato, tanto non mi avrebbe risolto ciò che mi preme. Qui ed ora. E se riesco a trovare come e dove, poi, cosa mi accade? Bah, credo nulla. Tanto la legge non guarda dentro di me. E fuori non sarei il primo e neanche l’ultimo. Sai quanti occhi bassi, occhi che si girano dall’altra parte. Comprensivi e silenziosi. Contrari e silenziosi. Potrei dargli una droga tipo eroina, in dose massiccia, e aspettare l’overdose. La trovo li’, nella piazza vicino all’università. No, è meglio di no. Non mi fido di chi me la vende e non voglio rischiare di solo prolungare il male, magari peggiorandolo. Va bene, vado a comprare quel farmaco veterinario.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc