In Italia, secondo l’ultima indagine ISTAT del 2015, un ragazzo o una ragazza su due di età compresa tra gli 11 e i 17 anni ha subito atti di violenza o esclusione da parte dei propri coetanei, ovvero manifestazioni di bullismo e uno su cinque ne è vittima assidua cioè subisce prepotenze più volte al mese. Un fenomeno, quello del bullismo, purtroppo all’ordine del giorno tra i banchi di scuola, ma difficile da identificare da parte di insegnanti, ragazzi, genitori e personale scolastico. Perché il bullismo può assumere diverse forme: da quella verbale fatta di insulti, offese, prese in giro e minacce, a quella fisica con aggressioni, danneggiamento o furto di oggetti, fino a quella psicologica attraverso l’emarginazione o la diffusione di pettegolezzi e maldicenze. In un caso su 10, inoltre, gli abusi si ripetono con cadenza settimanale. In particolare, il 16,9% degli 11-17enni è rimasto vittima di atti di bullismo diretto, ovvero da una relazione faccia a faccia tra la vittima e il bullo, e il 10,8% di azioni indirette, ovvero prive di contatti fisici. Per sensibilizzare e contrastare gli atti di bullismo, aumentare la consapevolezza di questo allarmante fenomeno e combattere ogni forma di discriminazione e violenza tra i ragazzi e le ragazze grazie a un programma di educazione ai diritti umani all’interno delle scuole italiane, Amnesty International Italia lancia la campagna di raccolta fondi “No al bullismo” a cui si può contribuire fino al 13 novembre con un sms o chiamata da rete fissa al 45542.
Il bullismo è a tutti gli effetti una violazione dei diritti umani che mina l’autostima e la dignità dei ragazzi e alla lunga può portare a situazioni di depressione e di ansia e a comportamenti autolesivi. Per conoscere e prevenire gli atti di bullismo, aumentare la consapevolezza di ragazzi, insegnanti e personale scolastico su come questo si manifesti e combattere ogni forma di discriminazione e violenza, Amnesty International ha presentato, nel corso dell’evento di lancio della campagna, alla presenza tra gli altri della senatrice Elena Ferrara, membro delle Commissioni Istruzione, Diritti umani e Infanzia e adolescenza, di Marzia Calvano, docente comandato presso la Direzione generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), di Nicola Nardelli, psicologo psicoterapeuta, giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Roma, della dirigente, degli studenti e del personale ATA dell’Istituto statale di istruzione superiore “Via di Saponara 150” Roma che ha aderito al progetto e della testimonial dell’Organizzazione e volto noto del cinema e della tv Veronica Pivetti, un agile manuale contenente tutte le informazioni utili per insegnanti e genitori su questo allarmante fenomeno, come riconoscerlo, quali luoghi comuni ci sono intorno al bullismo e che spiega, in modo semplice e diretto, come comportarsi e a chi rivolgersi.
“No al bullismo’ è un progetto ambizioso a cui teniamo particolarmente. – ha dichiarato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia – Il bullismo è un fenomeno silenzioso che coinvolge ogni anno milioni di studenti. Iniziare a diffondere una cultura dei diritti umani già nelle scuole è fondamentale per aumentare la consapevolezza dei ragazzi e riuscire a contrastare ogni forma di discriminazione e violenza, e dunque anche il bullismo. Il progetto pilota ha già fornito ottimi risultati, ma per riuscire a coinvolgere più ragazzi possibili e fermare sul nascere il bullismo nelle nostre scuole abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Basta un sms o una chiamata da rete fissa al 45542“.
Inoltre, nonostante il bullismo sia ancora considerato un fenomeno sommerso, i nostri connazionali lo percepiscono come una grave violazione dei diritti umani. Secondo un’indagine realizzata quest’anno da Doxa per Amnesty International, infatti, per gli italiani – anche per il susseguirsi di numerosi fatti di cronaca e perché può esserne vittima qualunque ragazzo – il caso più eclatante di violazione dei diritti umani è proprio quello del bullismo, precedendo casi di interesse internazionale come i fatti drammatici del G8 di Genova.
Ragazzi e ragazze trascorrono più tempo a scuola di quanto non facciano in qualsiasi altro luogo al di fuori delle loro case. Ed è proprio tra le mura scolastiche che spesso assistono o sono vittime di forme non dichiarate o tollerate di violenza. Questa "epidemia silenziosa” si presenta sotto varie forme, da quelle più evidenti, come il bullismo fisico o verbale, a quelle meno conosciute come l’esclusione sociale o il cyberbullismo. Forte il legame tra il bullismo e la discriminazione basata sul sesso, la razza, l’orientamento sessuale o altre caratteristiche uniche per l’identità di una persona. Molto spesso, inoltre, le vittime e gli spettatori sono restii a denunciare le violenze, mentre insegnanti e genitori non sempre possiedono gli strumenti e le conoscenze adatte per riconoscerle e contrastarle. Proprio questi argomenti sono stati affrontati nell’evento di presentazione della campagna “No al bullismo”, a cui hanno preso parte istituzioni, ragazzi e personale scolastico dell’Istituto statale di istruzione superiore “Via di Saponara 150” Roma.
“Stiamo lavorando da diversi anni per combattere questo fenomeno e per questo ringrazio Amnesty International per il suo lavoro che seguo sempre con attenzione. –dichiara Elena Ferrara senatrice, membro delle Commissioni Istruzione, Diritti umani e Infanzia e adolescenza, durante l’evento di presentazione della campagna “No al bullismo” – Dopo il suicidio di Carolina Picco, di cui sono stata insegnante, primo caso di cyberbullismo acclarato, è nata la necessità di creare una legge specifica per questo nuovo fenomeno. Bisogna dare strumenti di tutela e responsabilizzazione ai ragazzi, alle vittime e alle famiglie. La Legge n. 71/2017 permette agli ultra-quattordicenni di presentare istanza per la rimozione di contenuti ritenuti offensivi o discriminanti; agli autori di cyberbullismo è riservata la misura della procedura di ammonimento che sta già dando risultati positivi. Nessuno deve sentirsi solo e questa legge, approvata all’unanimità, serve proprio a questo”.
“Ho iniziato a sostenere Amnesty International 3 anni fa quando stavo girando il mio primo film da regista, una commedia che Amnesty ha patrocinato nel quale si racconta anche il fenomeno del bullismo in una scuola. In quel caso si trattava di bullismo omofobico. – afferma Veronica Pivetti, attrice e testimonial di Amnesty International – Le richieste di aiuto sono tante, tantissime ma dobbiamo essere capaci di rispondere a tutte. Il bullismo riguarda tutti perché siamo stati tutti bambini e, chissà, forse anche vittime almeno una volta. Non si può essere insensibili verso un tema del genere”.
“Troppo spesso si sente dire che il bullismo è solo uno scherzo tra ragazzi. Non è così – dice Nicola Nardelli, psicologo psicoterapeuta, giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Roma e autore, insieme a Maria Rosaria Nappa, del libro Lecosecambiano@scuola (Cortina, 2017) – Il bullismo può avere conseguenze deleterie su chi lo subisce. Ma anche i comportamenti dei bulli vanno compresi come sintomo di disagio e l’intervento non può esaurirsi nella loro punizione. Per fermare il bullismo bisogna saperlo riconoscere, capire quando e perché avviene. È importante offrire sostegno e protezione alle vittime, oltre ad attivare programmi di prevenzione nelle scuole”.
L’impegno di Amnesty International per combattere e prevenire il bullismo nelle scuole italiane ed europee è partito già nel 2016, quando la principale organizzazione non governativa al mondo impegnata nella difesa dei diritti umani ha lanciato un progetto pilota con l’obiettivo di ridurre i casi di bullismo in tutti i settori della vita scolastica. All’iniziativa hanno preso parte 16 scuole in Italia, Irlanda, Polonia e Portogallo, impegnando quasi 3.000 persone tra insegnanti, studenti e genitori, coinvolti con eventi formativi, attività di sensibilizzazione e azioni mirate a creare partecipazione e networking. I giovani e gli insegnanti intervistati nel processo di valutazione hanno notato un cambiamento sostanziale del clima scolastico e la riduzione degli episodi di bullismo che, quando presenti, sono stati affrontati tempestivamente. Il lavoro svolto, le azioni e le proposte elaborate da studenti, docenti e personale parascolastico hanno dato vita a strumenti utili per la comprensione del fenomeno e la costruzione di un ambiente scolastico sicuro e accogliente.