Studenti, insegnanti e personale della scuola è bene che lo sappiano da subito: la legge di Stabilità non porterà loro nulla di nuovo e di buono. All’interno dei 120 articoli del disegno di legge n. 2960, ora all’esame delle Commissioni di competenza del Senato, al fine di redigere entro l’8 novembre i pareri a quella di Bilancio, non si trovano infatti provvedimenti che abbiano efficacia migliorativa della riforma Renzi-Giannini, né dei decreti legislativi a seguire: rimangono, quindi, in vita tutte le storture prodotte dalla Legge 107/2015, ad iniziare dalla chiamata diretta, passando per il bonus merito fino alle assunzioni tramite algoritmo fuori regione top secret.
Come non vi sono novità per il personale: dopo quasi dieci anni di blocco stipendiale, sommando i vari finanziamenti, inclusi in particolare nell’articolo 58 del ddl, arriveranno la miseria di 31 euro di aumento in media nel triennio 2016-2018, ovvero la medesima cifra che verrà conferita ad oltre tre milioni di statali. Anche per i dirigenti scolastici gli aumenti non sono poi così corposi: perché, dopo la rabbia espressa nei passati mesi, ora ottengono un assegno di 5mila euro dal 2018 che tuttavia è ben lontano da quello che serviva solo per cominciare a parlare di equiparazione all’altra dirigenza della stessa area della Conoscenza, che percepisce compensi molto ma molto più alti (il gap è di 38mila euro) pur prendendosi responsabilità al confronto decisamente minori.
“Dal testo presentato risultano confermate le denunce di Anief ed Udir – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale dei due giovani sindacati -. Giunti a questo punto, il Governo ha solo una possibilità: reperire in fretta i soldi a lungo promessi ai lavoratori pubblici e della scuola nei passati mesi, proprio per tornare a valorizzare nei fatti quel personale a cui oggi vengono assegnati degli stipendi a dir poco inadeguati al lavoro profuso e al costo della vita. L’esecutivo deve andare necessariamente oltre gli 85 euro lordi, sottoscritti un anno fa dai sindacati maggiori con la Funzione Pubblica, ma con diversi dipendenti pubblici destinati a prendere ancora meno visto che manca l’intera copertura e si tratta sempre di una media generale”.
"Occorrono soldi sia per sbloccare l’indennità di vacanza contrattuale dei dipendenti, pari a 105 euro al mese da settembre 2015 (il doppio per i dirigenti), sia per muovere un passo vero verso la perequazione interna ed esterna (quindi relativa, rispettivamente, alle “voci” stipendiali Ria e Fun) di tutti coloro che sono responsabili degli istituti scolastici. A questi compensi, indispensabili per mettere gli stipendi al livello dell’inflazione, vanno poi aggiunte delle cifre analoghe relative all’effettivo aumento. In caso contrario – conclude il sindacalista Anief-Udir- i ricorsi nei tribunali diventeranno la norma, con l’amministrazione scolastica condannata a risarcimenti sempre più consistenti e che comunque già oggi sono di decine di migliaia di euro, come anche riferito di recente dalla Corte dei Conti”.
Solo presentando ricorso con Anief è possibile da subito recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come già confermato dalla Corte Costituzionale. Tutti i dipendenti interessati, possono utilizzare i modelli di diffida per ancorare almeno lo stipendio al 50% della spinta inflattiva, come previsto dall’articolo 36 della Costituzione. È possibile anche pre-aderire direttamente al ricorso.