LEGGE ELETTORALE: CONSULTA SI PRONUNCERà IL PROSSIMO 12 DICEMBRE

La Corte Costituzionale deciderà il prossimo 12 dicembre se è stato legittimo o meno porre la questione di fiducia sulla legge elettorale. Il Codacons infatti, assieme a un parlamentare – il Senatore Bartolomeo Pepe – e un elettore romano, ha presentato ricorso alla Consulta per conflitto di attribuzioni, chiedendo di dichiarare l’incostituzionalità dei relativi atti del Consiglio dei Ministri, ricorso sul quale i giudici si pronunceranno il prossimo 12 dicembre.
Secondo l’associazione l’iniziativa del Governo sulla legge elettorale ha privato il Parlamento, e quindi i cittadini e l’intero corpo elettorale, della possibilità di discutere ed emendare una legge importantissima per la collettività, violando i principi fondamentali dell’ordinamento che coinvolgono la libertà e diritti, e attuando n conflitto tra poteri che va sanato dalla Consulta. Ecco in sintesi il contenuto del ricorso depositato dal Codacons:

“l’autorizzazione del Consiglio dei Ministri a porre la questione di fiducia sull’approvazione del testo del “Rosatellum-bis” è un atto posto in essere dal Governo, lesivo delle attribuzioni costituzionalmente previste in capo al Parlamento, ovverosia delle funzioni ed attribuzioni dell’Organo rappresentativo per eccellenza (Rappresentanza politica) del potere legislativo dei cittadini-elettori. La apposizione della questione di fiducia toglie il potere agli elettori (meglio al Parlamento) e lo consegna direttamente a dirigenti di partito e capicorrente (Governo), sottraendo, direttamente e indirettamente, la libertà di espressione del voto dei cittadini – elettori rappresentati e tutelati dalla scrivente Associazione, e ciò è sufficiente per giustificare la meritevolezza dell’interesse ad agire nel caso di specie. E’, pertanto, evidente che il ricorso alla questione di fiducia per l’approvazione del testo di legge in materia elettorale viola direttamente il dettato costituzionale, in primo luogo l’art. 72 Cost. nonché gli artt. 58, 67, 70 Cost. e, con esse, le prerogative costituzionalmente garantite.
Ebbene, per ciò che attiene al caso di specie, porre la fiducia sull’approvazione della legge elettorale è un atto eversivo contro la democrazia, la libertà del voto e la sovranità dei cittadini tutti che finisce per trasformare il voto in un atto di fede o peggio ancora il “banco di prova” della stabilità e della tenuta della politica (Governo) in assoluto spregio alle disposizione di cui agli artt. 56, primo comma, e 58, primo comma, Cost., che stabiliscono che il suffragio è «diretto» per l’elezione dei deputati e dei senatori; all’art. 48, secondo comma, Cost. che stabilisce che il voto è personale e libero; all’art. 117, primo comma, Cost. in relazione all’art. 3 del protocollo 1 della CEDU, che riconosce al popolo il diritto alla «scelta del corpo legislativo»; e all’art. 49 Cost. A fronte di tutto ciò, si è creato uno squilibrio costituzionale, nel senso che i rapporti tra organi costituzionali sono usciti dall’alveo tracciato dalla Costituzione, essendo il Governo tracimato dai suoi confini, invadendo le prerogative e i diritti del Parlamento e prima ancora del popolo sovrano e perciò tocca a questa Ill.ma Corte ricondurre i rapporti all’originario equilibrio disegnato dalla Costituzione, ridando al parlamento la dignità che il Governo gli ha tolto e che il Parlamento non ha saputo difendere, ledendo in tal modo le prerogative del Corpo elettorale a che la legge elettorale sia il risultato di un libero e autonomo dibattito tra tutti i membri del Parlamento, in ossequio alle funzioni e alla natura stesa del Parlamento”.