Il credo del risparmio ad oltranza, incarnato nell’amministrazione pubblica, non si ferma nemmeno davanti ai bambini disabili: a farne le spese stavolta è stato un alunno di Matera della scuola del primo ciclo, con disabilità grave, a cui la scuola ha dimezzato il monte orario settimanale di sostegno perché nella stessa scuola è arrivato un compagno con le stesse problematiche di apprendimento. Ora, cosa si dovrebbe fare in questi casi in un Paese che si annovera tra i più civili al mondo? Nominare un altro docente. Invece, lo stesso insegnante specializzato si dividerà su due alunni, dimezzando il numero di ore settimanali di affiancamento.
A segnalare il caso è La Gazzetta del Mezzogiorno che riporta la denuncia della madre dell’alunno a cui sono state ridotte le ore di sostegno, inizialmente a lui assegnate, come lo scorso anno: “Voglio il sostegno scolastico per mio figlio diversabile come stabilito dal Piano educativo individualizzato redatto dagli specialisti e non per la metà delle ore come sta accadendo nella scuola primaria dell’Istituto comprensivo Luigi Settembrini. Altrimenti mi vedrò costretta a ricorrere al Tar ed alla Procura della Repubblica!”.
Nella sua lettera, la donna ha sostenuto che «dalla diagnosi funzionale e dal Piano educativo risulta la necessità che mio figlio possa fruire di 24 ore di insegnamento per le attività di sostegno (il massimo per ogni studente, ndr). Chiedo agli organismi in indirizzo di voler provvedere ad assegnare le ore con un rapporto di 1 a 1 (un docente per un ragazzo, ndr) sulla base delle effettive esigenze dell’alunno». Ma perché al bambino diversamente abile sono state dimezzate le 24 ore di sostegno che gli erano state assegnate all’inizio dell’anno?
«Perché – ha spiegato il nonno del ragazzino – a lezioni già avviate è arrivata nella scuola una bambina da un altro comune anche lei portatrice di handicap. La dirigenza scolastica, perciò, ha dovuto distribuire le risorse umane che aveva in organico, vale a dire le maestre specializzate nel sostegno, a tutti i diversamente abili iscritti. Da qui il dimezzamento delle ore a mio nipote e ad un’altra bimba. Insomma, la ragazzina che è arrivata da noi si è trasferita dalla sua scuola originaria ma non la sua insegnante di sostegno. E sono stati tagli per tutti. Noi, però, non abbiamo intenzione di cedere. In caso di mancato riscontro ci rivolgeremo alla magistratura».
Ancora una volta, quindi, gli alunni pagano in prima persona le inefficienze del sistema scolastico. A rendere la situazione ancora più pesante è stata la riforma della Buona Scuola: basti ricordare che il decreto legislativo 66/2017 sulla promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità (art. 3, c. 1, lettera d) ha ribadito che gli organici di sostegno devono rimanere invariati rispetto ai posti in deroga attivati nell’anno precedente. “Quindi, anche se arrivano nuovi alunni, il servizio non si incrementa – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – ma siccome tale circostanza è una costante, visto che il numero di allievi disabili cresce da tempo di almeno 10mila unità l’anno, viene da chiedersi come si fa ad approvare una legge del genere”.
“Il problema – continua Pacifico – è anche un altro: il fatto che l’introduzione provvisoria dei posti in deroga su sostegno, da assegnare con contratto a tempo determinato per garantire il diritto allo studio degli studenti con disabilità, introdotta con la Legge 449/1997 (art. 40), è ormai diventato una prassi. Quella norma transitoria è stata infatti riproposta nel 2007, sancita nel 2010 e confermata dall’ex Ministro Maria Chiara Carrozza con la Legge 128/2013, attraverso cui si impone la copertura del 30 per cento dei posti di sostegno liberi con supplenze 30 giugno, dunque non disponibili per trasferimenti ed immissioni in ruolo”.
“Il risultato di ciò è che oggi abbiamo un terzo dei posti che vanno ai supplenti: quindi, circa 100mila docenti specializzati ed oltre 40mila supplenti. E questo avviene perché allo Stato continua a fare troppo comodo mantenere in vita la supplentite e risparmiare sui mesi estivi. Con l’aggravante del ‘balletto’ dei supplenti per mesi, ad inizio anno, e della mancata continuità didattica. Noi, a tutto questo, ci siamo opposti e continuiamo a farlo, confermando il patrocinio gratuito a famiglie, docenti e cittadini nell’impugnare in tribunale tutte quelle situazioni di cattedre di sostegno scoperte o di ore non assegnate come indicato dalle commissioni mediche delle Asl”, conclude il sindacalista autonomo.
Le famiglie degli alunni disabili, ma anche i docenti, i dirigenti e il personale scolastico, possono ricevere informazioni sulle specifiche azioni legali patrocinate gratuitamente dall’Anief per tutelare il diritto all’istruzione e alla continuità didattica dei propri figli, scrivendo all’indirizzo sostegno@anief.net. Il ricorso per ottenere la stabilizzazione dell’organico di sostegno con la trasformazione dei posti in deroga in posti in organico di diritto fa da corollario all’azione di sensibilizzazione che l’Anief promuove da anni con l’iniziativa “Sostegno, non un’ora di meno!”, attraverso cui il sindacato promuove ricorsi gratuiti presso il competente tribunale amministrativo per far ottenere agli alunni disabili il corretto apporto di ore di sostegno che l’Amministrazione sistematicamente non riconosce a inizio anno scolastico e indennizzare i genitori.