BENE APERTURA SU SOSPENSIONE TERAPIE, MA NESSUNA DIFFERENZA MORALE CON EUTANASIA

Dal Papa viene un importante segnale di apertura al tema della sospensione delle cure, anche quando tale sospensione conduca alla morte. Nel nostro Paese manca una legge che garantisca – come farebbe, se approvata, quella in discussione al Senato – il diritto di ciascuno a vedere rispettate le proprie volontà sul Biotestamento e sull’interruzione delle cure. Manca dunque una legge persino sulla questione di minimo rispetto dei diritti del malato (garantiti anche dalla Costituzione, ma sistematicamente violati!) che ora è stata posta anche dal Pontefice.

Come Associazione Luca Coscioni, oltre a sostenere la necessità di rispettare la decisione di interrompere le terapie, riteniamo che non vi sia differenza morale tra consentire a un malato terminale di morire sospendendo terapie vitali oppure attraverso un intervento attivo che permetta di accorciare la propria agonia. L’unica persona che può decidere quale sia il momento in cui le cure vanno abbandonate è il malato stesso – ovviamente sentito il medico e beneficiando del massimo di assistenza possibile – ed ha diritto a farlo nelle forme che garantiscano di ridurre al minimo la sofferenza. Ecco perché è necessario legalizzare sia il testamento biologico, che l’interruzione delle terapie che l’eutanasia in senso stretto. L’approvazione della legge sul biotestamento ferma al Senato sarebbe comunque un primo indispensabile passo avanti dopo 32 anni di inerzia parlamentare.