Nel corso del 2016 le persone sostenute e accolte presso i Centri di ascolto (Cda) sono state 205.090. I dati sono stati registrati presso 1.801 Cda, collocati in 180 diocesi italiane, che corrispondono all’82,5% delle Caritas diocesane. Scorporando i dati relativi ai due centri della diocesi di Ventimiglia (che hanno intercettato per lo più immigrati in transito verso la Francia) gli individui incontrati risultano 189.101; di questi il 46% ha fatto riferimento a Cda del Nord Italia, il 33,7% a strutture collocate nelle regioni del Centro e il 20,2% a servizi del Mezzogiorno. Delle persone incontrate il 43,8% sono nuovi utenti, quindi incontrati per la prima volta nel corso del 2016; il 33% ha invece una “storia assistenziale” molto più lunga, che dura da tre anni o più, anche se forse non in modo continuativo. In termini di genere anche nel 2016 si conferma una sostanziale parità tra uomini (49,2%) e donne (50,8%). L’età media dei poveri ascoltati è pari a 43,6 anni. I ragazzi tra i 18 ed i 34 rappresentano il 22,7% del totale; tra gli italiani l’incidenza scende al 10,7%, tra gli stranieri arriva invece al 31,5%. Il profilo dei giovani italiani incontrati coincide per lo più con il genere femminile, disoccupati e con basso livello di istruzione (il 68,5% ha un titolo inferiore o uguale alla licenza media). Tra i giovani stranieri prevalgono i maschi, provenienti per lo più da Marocco, Romania, Nigeria Albania e Pakistan e incontrati soprattutto nei Cda del Nord; alta tra loro la quota di senza dimora (26,4%). In termini complessivi rispetto alla composizione del nucleo, prevalgono le famiglie tradizionali con coniugi e figli (35,0%), seguite da quelle uni-personali (25,7%), in netto aumento rispetto al 2015. Le persone senza dimora rappresentano complessivamente il 17,8% del totale (un dato in crescita rispetto al 2015); in termini assoluti si tratta di circa 26 mila individui, per lo più uomini, stranieri, celibi e senza figli, incontrati soprattutto nei Cda del Nord Italia (65,8%). In termini di istruzione il titolo di studio più diffuso è la licenza di scuola media- inferiore (43,2%). I disoccupati rappresentano quasi i due terzi del totale (il 64,4%). Il bisogno o problema più frequente anche nel 2016 è stato quello della povertà economica (76,7%), seguito dai problemi occupazionali (56,8%), dai problemi abitativi (24,1%) e familiari (14,0%). Rispetto ai bisogni intercettati, molto spesso si cumulano due o più ambiti problematici. Su 100 persone per le quali è stato registrato almeno un bisogno solo il 39,7% ha manifestato difficoltà relative ad una sola dimensione. Per i restanti casi risultano esserci situazioni in cui si sommano almeno due (28,6%) o più ambiti (31,7%). Le richieste o domande più frequenti riguardano i beni e servizi materiali; all’interno di tale categoria prevalgono le richieste legate per lo più ai bisogni primari: viveri, vestiario, accesso alla mensa, servizi di igiene personale, ecc. Al secondo posto figurano le domande di sussidi economici, da impiegare soprattutto per il pagamento di bollette, tasse, canoni di affitto o spese sanitarie, richiesti in maniera più marcata da cittadini italiani (34,5%). Seguono poi le richieste riguardanti il lavoro, formulate soprattutto da stranieri (14,0%), le domande di alloggio (7,7%) e quelle inerenti prestazioni e/o l’assistenza sanitaria (6,7%). Complessivamente nel 2016 sono stati realizzati dai Cda 2,7 milioni di interventi.