Come si fanno a dirigere 29 plessi scolastici, facenti capo a tre istituti collocati su 5 Comuni diversi, con 3.200 alunni iscritti, 450 dipendenti tra insegnanti, personale amministrativo e collaboratori scolastici? È quello che si chiede Maurizio Driol, 59 anni, 26 di carriera direttiva prima in provincia di Pordenone e dal 2001 in servizio all’Istituto comprensivo di Sedegliano e Basiliano, in provincia di Udine, reggente per il quinto anno consecutivo di due istituti della provincia e dal 1° dicembre scorso anche di un terzo collocato in ulteriore Comune. Per riuscire ad assolvere le incombenze di una situazione a dir poco complessa, il dirigente esce di casa alle 8 del mattino e vi rientra alle 8 di sera.
Ma come spiegare una cosa del genere ai non addetti ai lavori? Prova a rispondere lo stesso ds, intervisto dal Messaggero Veneto: “La ministra Letizia Moratti – spiega Driol – all’inizio del decennio scorso ha abolito la figura del preside incaricato e ripristinato le reggenze. Evidentemente per il ministero eravamo, e lo siamo sempre più, figure apicali, in altre parole burocrati, con buona pace dell’aspetto umano, del dialogo, della disponibilità nei confronti dell’utenza e così via”. La Legge 107 del 2015 non ha risolto il problema: “La legge sulla buona scuola ha costituito un’inversione di tendenza in quanto alle scuole sono arrivate più risorse e più personale peccato si sia persa l’occasione per risolvere alcuni problemi strutturali, tra cui quello della mancanza di presidi. Eppure è facile, basterebbe ripristinare l’istituto del preside incaricato. Sarebbero piccole leggi “di civiltà”, di rispetto nei confronti dei ragazzi, dei docenti, delle famiglie, delle amministrazioni comunali”.
Il preside prova anche ad individuati i motivi per cui si è arrivata a questa situazione assurda: “Reggenze, responsabilità trasversali mai tarate al contesto scolastico (sicurezza, privacy, trasparenza, codice degli appalti), supplenti da cambiare in corso d’anno, molestie burocratiche e sempre scarsa considerazione nei nostri confronti e sempre nuove incombenze scaricate alle segreterie scolastiche, nuovi concorsi a preside inspiegabilmente non indetti”. Infine, il ds fa due conti su quanto costa una reggenza, cioè poca cosa: “Allo Stato meno di 10 mila euro lordi l’anno, per cui ho l’impressione che la reggenza sia un ulteriore modo per risparmiare”.
Il caso segnalato in Friuli non sorprende l’Anief: prima di tutto, centinaia di sedi scolastiche oggi non sarebbero scoperte se si fosse provveduto nel 2015 a svolgere il corso-concorso per sanare il contenzioso aperto della selezione del 2011, questione affrontata anche nei giorni scorsi dalla Commissione Bilancio del Senato; come se non bastasse, ci sono voluti due anni e mezzo per allestire l’attuale concorso a preside, con 2.450 posti messi a bando e 2.900 idonei da ammettere al corso di formazione.
“E alla fine della fiera – afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – si è organizzato un concorso pure con delle norme di ammissioni che lasciano molto a desiderare, perché il regolamento ha escluso i docenti precari, il personale neo-immesso in ruolo o di ruolo che non ha superato l’anno di prova. Noi, come sindacato, ci siamo opposti e attraverso i giudici puntiamo ad allargare la selezione ai precari e alle altre categorie escluse”.
“Non possiamo immaginare cosa potrà accadere tra otto mesi, quando a seguito dei pensionamenti e del mancato turn over, le reggenze con decine di plessi diventeranno la norma. Perché in questa situazione si troveranno 2.500 presidi che dovranno fare i conti con tutte le necessità scolastiche, ad iniziare da quella della sicurezza degli istituti scolastici, metà dei quali costruiti prima degli anni Settanta. Il nostro sindacato, con Udir, aveva portato una serie di emendamenti alla Legge di Stabilità al Senato, dove sono stati respinti. Questa settimana ci abbiamo riprovato alla Camera dei Deputati. È chiaro che se anche questi decadranno – conclude il sindacalista autonomo – la via giudiziaria diventerà l’unica percorribile”.
Anief ricorda che possono aderire al ricorso contro l’esclusione dal concorso per dirigenti scolastici tutti i docenti precari abilitati in possesso di laurea (magistrale, specialistica o del vecchio ordinamento, oppure di diploma accademico di II livello o diploma accademico di vecchio ordinamento) che hanno prestato almeno 5 anni di servizio utile (180 gg di servizio per anno scolastico prestato anche in modo non continuativo, oppure servizio ininterrotto dal 1° febbraio fino al termine delle operazioni di scrutinio finale) con contratti a tempo determinato in scuola statale o paritaria. La domanda di partecipazione cartacea, utile ai fini della corretta proposizione del ricorso (da presentare con modello cartaceo con relative istruzioni operative riservate ai ricorrenti), dovrà essere spedita per raccomandata A/R entro i termini stabiliti dal Miur (da oggi 29 novembre al 29 dicembre).