SCUOLA – Diplomati magistrale, in vista delle elezioni primaverili la politica si scontra sul loro destino e sui numeri

È bagarre per il destino professionale di decine di migliaia di diplomati magistrale, condannati dai giudici a fare i precari a vita. In vista delle elezioni primaverili la politica italiana, infatti, si scontra sul loro destino. E sul numero dei maestri precari coinvolti: sarebbero 5mila per il Pd, 50mila per la Lega, 1.474.000 per l’avvocatura dello Stato che a fine udienza aveva praticamente invocato la fine del mondo se mai il massimo organo della giustizia amministrativa non ci avesse ripensato e non si fosse affrettato ad abiurare il giudicato formatosi.

Per il Governo sembrava che chiunque avesse conseguito il diploma dal 1968 al 2002 potesse essere interessato a diventare insegnante. Ora no, ora ci si affanna per “salvarli”, non si sa bene come e non si sa bene, soprattutto, quando. In campagna elettorale, ora, dopo lo scandaloso e inaspettato giudizio di esclusione decretato dall’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, tutti i politici cercano una soluzione che, ovviamente, non possono concretizzare prima delle elezioni politiche in un momento in cui le Camere sono di fatto già sciolte e non possono legiferare.

Tutti sono pronti, ora, ad elevarsi nuovi censori o avvocati d’ufficio. Tutti a rassicurare che quest’anno nessuno andrà a casa. E tutti a riscoprire, improvvisamente, a quanto pare, che da anni le nostre scuole materne ed primarie funzionano anche e soprattutto grazie all’impegno e al lavoro di insegnanti in possesso del diploma magistrale conseguito prima del 2002. Quello stesso titolo che ha permesso ancora, di recente, per ordine dello stesso organo giudicante, l’assunzione di diversi precari e che oggi sembrerebbe diventato “buono” solo a fare il supplente o un nuovo concorso che non può essere bandito per colpa di un “distratto” ancorché confuso legislatore.

Eppure la soluzione è semplice. Lo era già mesi fa, ma allora nessuno ne voleva parlare e la Legge di Stabilità che poteva contenere la soluzione all’annoso problema è “passata in cavalleria” e ora i tempi tecnici, guarda un po’, non ci sono più. Bastava riaprire le Graduatorie ad Esaurimento e ammettere tutti gli abilitati, modificare il decreto legislativo sulla formazione iniziale e reclutamento estendendolo anche ai docenti della scuola infanzia e primaria. Adesso la soluzione si deve trovare e in fretta, in modo da dare una risposta certa anche ai laureati in Scienze della Formazione Primaria, pure loro costretti a fare nuovi concorsi per ottenere il ruolo su posti per i quali da anni sono chiamati come supplenti. Bisognava trovare una soluzione prima e a maggior ragione bisogna trovare una soluzione adesso, subito, superando anche le divisioni politiche e senza aspettare la primavera, abbandonandosi a quelle che sembrano le solite promesse elettorali.

“Anche per questo l’Anief ha deciso di scioperare proprio il primo giorno di scuola dal rientro delle vacanze – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – per dimostrare che, senza i precari, le scuole resteranno chiuse e perché i diplomati magistrale e tutti i docenti abilitati che non hanno accesso a nessuna graduatoria per il ruolo non tornino ad essere dei fantasmi, numeri da giocare o da tirar fuori all’occorrenza, ma insegnanti a cui ridare dignità e riconoscere rispetto per la professionalità e l’amore per il proprio lavoro che hanno dimostrato e dimostrano ogni giorno e non da ieri, ma da anni”.

Nel frattempo, Anief ha avviato le procedure di preadesione al ricorso gratuito dei docenti diplomati magistrale alla CEDU e quelle per inviare una petizione alla Commissione del Parlamento Europeo. Il sindacato, inoltre, sta predisponendo un reclamo collettivo al Consiglio d’Europa.