“52 suicidi nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno significano non solo un numero impressionante di morti, ma sono anche l’indizio di un numero molto più grande di persone detenute che pur non essendo morte nel corpo, sono morte dentro, sono morte nel cuore, nel cervello, nell’anima”. E’ quanto afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce di Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino, che spiega: ”Tantissimi ristretti non arrivano a suicidarsi, ma reagiscono alle condizioni di vita del carcere, con una morte interiore.” “Ecco, – rileva – una esperienza di carcere così devastante non ha nulla a che vedere con la finalità rieducativa della pena, e in prospettiva, una volta che si è usciti, mette seriamente a repentaglio anche la sicurezza della cittadinanza”. “Il carcere – conclude Meloni – deve essere una esperienza che tende a rigenerare le persone, a rinnovarle, a renderle migliori, e non a distruggerle”.