Anche se il Miur minimizza, avrà effetti decisamente pesanti sulla scuola e sul corpo docente la sentenza di esclusione dalle GaE decretata dall’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato nei confronti dei diplomati magistrale ante 2002. Lo scenario è stato simulato da Orizzonte Scuola che è andata a misurare “l’impatto, a livello di continuità didattica, se la sentenza venisse applicata tout court a partire dalla data in cui ciascun ricorrente riceve la sentenza di merito dal Giudice al quale si è rivolto”.
“Secondo dati forniti dal Miur – scrive la rivista specializzata – il numero complessivo di ricorrenti è di circa 43.600, tutti inseriti nelle GaE della scuola primaria e dell’infanzia con riserva. Di questi, sappiamo sono 5.300 i docenti che negli ultimi due anni hanno ottenuto il ruolo, sempre con riserva “in attesa della sentenza definitiva”. Su questi ultimi è probabile che la sentenza esplicherà immediatamente i suoi effetti”. Gli unici a salvarsi, ad oggi, sono “circa 2.000 docenti destinatari di sentenze ormai passate in giudicato”.
“Il 4 gennaio è convocato al Miur un importante incontro politico con i sindacati rappresentativi. Una delle soluzioni finora fatte circolare è quella del mantenimento in servizio dei docenti con supplenza fino alla fine dell’anno scolastico, mentre dal prossimo la collocazione sarebbe in II fascia delle graduatorie di istituto. Nel frattempo, per ogni provincia bisognerà operare il distinguo tra coloro che rischiano il licenziamento e coloro che invece rimarranno in servizio per tutto l’anno scolastico”. Al termine del quale, comunque, si dovrebbero ritrovare in una graduatoria con minori prospettive di supplenze annuali e senza alcuna possibilità di stabilizzazione.
Ora, se è vero che le sentenze si accettano, il sindacato Anief non può rimanere inerme dinanzi all’abuso del diritto. Ecco perché, parallelamente all’applicazione dell’esito derivante dal Consiglio di Stato, il giovane sindacato ha deciso di portarla, con i suoi legali, dinanzi ai tribunali, dalla Cassazione alla Corte europea. Inoltre, sempre l’Anief, assieme ad altri sindacati, ha deciso di scioperare, la prossima settimana, per dare maggior forza ai soggetti sociali perché siano ascoltati dal Governo, oltre che per sensibilizzare l’opinione pubblica e per dare voce a lavoratori che stanno per ritornare “precari fantasma” relegati nel dimenticatoio delle graduatorie per le sole supplenze. Inoltre, se il Miur ascolta soltanto chi è rappresentativo, allora il giovane sindacato ha un motivo in più per invitare i diplomati magistrale a candidarsi come RSU per Anief e a votare le liste Anief nelle scuole pubbliche italiane, tra marzo e aprile 2018, perché diventi rappresentativa.
“La verità – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – è che se bisognava trovare una soluzione prima, come quella indicata da Anief, ma allora nessuno ne voleva parlare, a maggior ragione bisogna trovarla adesso, superando anche le divisioni politiche e senza aspettare la primavera, abbandonandosi a quelle che sembrano le solite promesse elettorali. Adesso la soluzione si deve trovare e in fretta, in modo da dare una risposta certa anche ai laureati in Scienze della Formazione Primaria, pure loro costretti a fare nuovi concorsi per ottenere il ruolo su posti per i quali da anni sono chiamati come supplenti”.
“Sono questi i motivi per cui l’Anief ha deciso di scioperare proprio il primo giorno di scuola dal rientro delle vacanze natalizie: per dimostrare a tutti che senza i precari le scuole resteranno chiuse e perché ai diplomati magistrale e a tutti i docenti abilitati, che non hanno accesso ora alle graduatorie, occorre ridare un minimo di dignità e riconoscere rispetto per la loro professionalità e l’amore per il lavoro che hanno dimostrato e dimostrano da anni. Ecco perché nel frattempo, Anief ha avviato le procedure di preadesione al ricorso gratuito dei docenti diplomati magistrale alla CEDU e quelle per inviare una petizione alla Commissione del Parlamento Europeo. Il sindacato, inoltre, sta predisponendo un reclamo collettivo al Consiglio d’Europa”.