Che brutto epilogo quello dell’ex-compagnia di bandiera del nostro Paese. Siamo capaci -noi italiani- di fare in modo diverso o siamo condannati ad esser tali? Eppure, le eccellenze non mancano nella nostra cultura, nella nostra economia, nei nostri imprenditori, nei nostri creatori, nei nostri lavoratori… ma quando c’e’ di mezzo, in modo diretto, la politica, perche’ deve andare tutto cosi’ maldestramente? La storia e’ quella della vendita di Alitalia. In questi ultimi giorni vicini alla scadenza del governo per la vendita, sembrava dovesse riprendere una certa quotazione per una sorta di onorata continuita’. Cosi’ avrebbe potuto gia’ essere se non ci fosse stato il rifiuto del 2008 di accordo con Klm-Air France del governo Berlusconi (“Alitalia agli italiani”) costato 3,2 miliardi ai contribuenti. E cosi’ ci ha detto che era, in questi giorni, il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda…. ma cosi’ non e’: il gigante franco-olandese ha fatto sapere di non aver fatto nessuna offerta. Ma che succede? Il ministro Calenda, in genere posato e non “annuncista” a caso, e’ impazzito? Chi glielo aveva detto di questa offerta? Possibile che faccia una figura così cacina? Boh! Chissa’ se sapremo mai cosa sia realmente accaduto. Prendiamo atto di quello che c’e’. Barcamenati tra l’offerta del gigante tedesco (Lufthansa, che pero’ -l’offerta- sembra vacillare) e quella della lowcost britannica EasyJet (di cui non sappiamo se intende “buttare” Alitalia nella lowcost), la situazione, vista anche la scadenza prossima e il restringimento dei pretendenti con il venire meno di quella che noi riteniamo un’eccellenza, sembra sul disperato-andante.
Ok. A suo tempo (anche tanto tempo fa, prima che fossero buttati via miliardi e miliardi dei contribuenti italiani) abbiamo piu’ volte sostenuto che la soluzione migliore sarebbe stata il fallimento e la conseguente vendita di cio’ che era rimasto per pagare un po’ di debiti… ma noi -si sa- siamo “liberisti selvaggi” (come dicono gli statalisti)…. E intanto ci godiamo le ultime battute di questa novella degli stenti e -colpo finale- l’onta della finta offerta di quelli che -secondo noi- avrebbero potuto dare un certo lustro al passaggio di mano.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc