In Italia il problema del sostegno agli alunni disabili rimane irrisolto e sempre più tangibile. Lo dicono anche i dati statistici nazionale: “Nei comparti pubblici – scrive in queste ore Tuttoscuola – il tasso di precarietà rilevabile dai dati pubblicati dalla Ragioneria Generale dello Stato per il 2014 era del 5,5%, mentre quello della scuola statale si attestava al 14,6%, quasi triplo di quello degli altri comparti pubblici. Un tasso di precarietà, quello della scuola statale, che, evidentemente, ha natura non congiunturale ma strutturale”. Per la rivista specializzata, però, l’emblema della “precarietà della scuola” risiede proprio nel nodo irrisolto del “sostegno in deroga e degli spezzoni di cattedra”.
“Quanto riportato dalla ragioneria dello Stato non ci meraviglia – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – perché un posto su tre sul sostegno rimane in deroga, non disponibile per le immissioni in ruolo a discapito della continuità didattica. E tutto ciò nonostante 200 mila posti siano stati cancellati negli ultimi dieci anni per via della riduzione del tempo scuola, del dimensionamento e del piano di razionalizzazione. Una maxi-manovra assurda che ha preso il via con la Legge Tremonti-Gelmini 133 del 2008 e che nessun governo successivo, nemmeno gli ultimi di sinistra, hanno saputo e voluto annullare”.
“Anzi, sul sostegno agli alunni disabili si è riuscito a fare peggio, approvando, durante la gestione della Ministra Maria Chiara Carrozza, la Legge 128/2013, attraverso la quale si è imposta la copertura del 30 per cento dei posti di sostegno liberi con supplenze al 30 giugno, dunque non disponibili per trasferimenti ed immissioni in ruolo. Il blocco, attuato ai giorni nostri è il motivo per cui oggi abbiamo più di 40 mila posti di sostegno in deroga, non utili né per le immissioni né per i trasferimenti. E con effetti nefasti per la didattica e gli alunni con problemi di apprendimento. È una tendenza che con l’incremento di allievi disabili, confermato negli ultimi 20 anni, non potrà che acuire il problema. A meno che non si decida una vola per tutte, attraverso una apposita legge, di adeguare l’organico di fatto a quello di diritto, ovvero di disporre le assunzioni per ogni posto vacante e disponibile”.
Tra l’altro, il problema non riguarda solo il sostegno. Anche sulle cattedre delle discipline, oltre al personale non docente (amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici), la situazione è altrettanto complessa: “A settembre – calcola Pacifico – il Governo chiamerà 150 mila supplenti docenti e Ata per far funzionare le scuole. Aumentando le tasse per pagare le spese legali e i risarcimenti disposti dai giudici, perché noi come sindacato possiamo dire da subito che continueremo a tutelare il personale e i loro diritti”.