L’irriverente, l’Abi e i liberali all’italiana…

La riconferma di Antonio Patuelli alla guida dell’Abi (Associazione Bancaria Italiana) per la terza volta, è una notizia di quelle che ci provocano ilarità, prurito, delusione, rabbia, disappunto, e così via con tutti gli aggettivi che possono descrivere uno stato d’animo irriverentemente libero come quello che sembra ci pervada. Tranquilli, i risparmiatori che hanno i conti in banca non ci faranno caso così come, invece, ci faranno le banche e i banchieri che, “all’unanimita’ per acclamazione”, hanno deciso di far dirigere la loro corporazione/associazione al lib bolognese/ravennate di scuola fiorentina. E siccome e’ il terzo mandato, quelli dell’Abi, dopo questa elezione, dovranno anche modificare il loro statuto per consentire questo rinnovato governo. Vediamo un po’ di spiegare la nostra perplessità.
Nel mondo, soprattutto in quello cosiddetto Terzo e Quarto, diversi presidenti (non di rado dispotici) amano governare (per il bene del popolo, ovviamente) anche oltre il loro mandato. Per questo spesso vengono modificate le loro carte fondamentali (Costituzioni o cose del genere) li’ dove, per evitare incrostazioni di potere, prevedono un numero limitato di mandati. E in genere lo fanno prima, con referendum piu’ o meno democratici. Ed ecco che alcuni personaggi (molti dell’Africa e del Centro e Sud America) sono presidenti per diversi mandati, fino a che non vengono spodestati o muoiono.
Se nel mondo (Terzo e Quarto) le decisioni di modifica del numero dei mandati vengono prese prima delle elezioni che poi puntualmente rieleggono quelli che hanno promosso l’ampliamento dei mandati stessi… cosi’ non ‘e per l’Abi (Primo Mondo, sulla carta), che prima decide che Patuelli avra’ un terzo mandato e poi decide di cambiare lo Statuto per consentirglielo. Torna tutto? A noi no. Ed e’ qui forse la differenza tra il liberale italiano Patuelli neo-presidente per la terza volta, in combutta non i presunti altri banchieri della sua associazione, e dei ragazzacci irriverenti quali noi siamo. Ragazzacci che credono che la democrazia sia soprattutto regole. Ma il mondo va come va. A ramengo, nel nostro caso? Boh. Ai banchieri dell’Abi piace Patuelli che -per quanto ci riguarda come risparmiatori e clienti delle banche- ci e’ sembrato solo un notaio del presente (e che presente: visto che anche il Parlamento ha una piu’ che turbolenta commissione che indaga sulla liceita’ dei comportamenti delle banche). Se poi il notaio viene rieletto con metodi che neanche un dittatorello sudamericano o africano avrebbe l’ardire di usare….. brrrr ci vengono i brividi nella schiena.
Si’, lo sappiamo, se (quando mai?) le banche si ravvederanno e cominceranno ad essere sul mercato come qualunque altra azienda privata (quindi magari a fallire e pagare i debiti, senza rubarli ai soldi dei contribuenti, via Stato), vorra’ dire che la rivoluzione (liberale) avra’ cominciato ad essere. Per ora, pero’, ci teniamo questi liberali italiani stile Malagodi, che come ricordava un altro liberale (Marco Pannella) non avrebbe pagato neanche un caffe’ per difendere la liberta’ di qualcuno.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc