Non si ferma il credit crunch per le aziende italiane: i prestiti delle banche alle imprese, nel corso dell’ultimo anno anno, sono calati di quasi 45 miliardi di euro (-5,68%) nonostante l’aumento di 3 miliardi dei finanziamenti a medio termine. A pesare sul calo è la diminuzione di oltre 18 miliardi dei finanziamenti a breve e di quasi 29 miliardi di quelli di lungo periodo. In aumento di 6,2 miliardi, invece, i prestiti alle famiglie, spinti dal credito al consumo (+8,7 miliardi) e dai mutui (+7,9 miliardi), comparti che hanno compensato il calo registrato sul fronte dei prestiti personali (-10,3 miliardi). In totale, lo stock di impieghi al settore privato è diminuito di 38 miliardi, passando da 1.410 miliardi a 1.371 miliardi: oltre 3 miliardi al mese in meno ad aziende e cittadini. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale le rate non pagate (sofferenze) sono calate: nell’ultimo anno si è registrata una diminuzione di oltre 25 miliardi (-13,06%) da 199 miliardi a 173 miliardi. “E’ opportuno rivedere i criteri con i quali le banche assegnano il credito alle micro, piccole e medie imprese. Gli attuali parametri, che sono il risultato di un lungo e farraginoso processo di regolamentazione, che ha prodotto restrizioni eccessive per gli istituti bancari, vanno rivisti profondamente. Un primo sforzo, a nostro avviso, dovrebbe arrivare da chi è dentro il sistema finanziario. Si tratta di valutare le richieste di prestiti, specie da parte delle aziende, entrando nel merito dei progetti presentati ed evitando di portare in delibera, domande di credito sulla base dei semplici dati di bilancio. Informazioni, quelle contabili, che certamente non vanno né possono essere ignorate, ma vanno valutate in un mix più ampio” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.