Il partito Leganord ci ripete tutti i giorni che, se vincerà le elezioni e governerà, ripristinerà la leva militare obbligatoria; lo scopo sarebbe quello di educare i giovani all’uso delle armi, l’amore per la patria, etc.. A parte che chi dice queste cose forse non sa che, all’epoca, quando si faceva la leva, tutto accadeva oltre che imparare ad usare le armi… ma lasciamo perdere cosi’ nello specifico, che’ a noi interessa che i giovani, piuttosto che ad usare le armi, siano educati civicamente ad usare la testa. Il “bello”, di questa propaganda elettorale spalleggiata anche da alcune associazioni di reduci e combattenti, che uno degli slogan (di Matteo Salvini) e’ di questo tipo “altroche’ legalizzazione marijuana, i giovani vogliono fare il militare”. Povero Salvini, crediamo che non sa di cosa parli. Ma ha mai chiesto ai giovani se sono d’accordo con questa sua affermazione, a parte ovviamente quei giovani che gli stanno intorno leccandogli il culo per avere un po’ di spazio di potere (come accade non solo in Leganord)? Crediamo di no. E a dirlo sono le statistiche ufficiali che danno i giovani in maggioranza favorevoli alla legalizzazione dell’erba… altroche’ militare obbligatorio, visto mediamente come un incubo di oppressione individuale. Di cui, tra l’altro, a parte la storia di imparare ad usare le armi, non si a cosa dovrebbe servire, visto che: le guerre l’Italia non le fa, le missioni di pace se non ci sono militari super esperti (che la leva non addestrera’ mai!) significa mandare i militari al macello, per la gestione dell’ordine pubblico interno c’e’ gia’ la polizia e i carabinieri (militari, tra l’altro e purtroppo, questi ultimi) che se non sono esperti… anche loro significherebbe mandarli al macello. E quindi? “Pour parler”, dicono i francesi.
Ma c’e’ anche un altro che, pur se in maniera blanda e non cruenta come Salvini, parla di obblighi per i giovani con lo Stato. E’ il segretario del Pd, Matteo Renzi, che vorrebbe quello del servizio civile per rimediare ai buchi dell’assistenza della pubblica amministrazione. Anche qui, crediamo che chi propone questo, parli solo per propri istinti statuali e, sostanzialmente, violenti nei confronti di chi, finiti gli studi dell’obbligo, si debba veder privato della sua liberta’ di scelta nella societa’ e nell’economia, proprio come quando era obbligatoria la leva militare.
Noi crediamo che alla base di queste due proposte ci sia un modo vecchio e pericoloso di rapportare i cittadini con lo Stato, che viene concepito ancora col modello ottocentesco di Stato di popolo e non di cittadini, un modello di Stato che non tiene conto del percorso che l’Italia sta facendo verso il federalismo europeo. Quello Stato di popolo che ci ha dato abbastanza disgrazie e lutti per ben due secoli *, e che stiamo lentamente superando (leccandoci ancora le ferite) solo grazie alla presa di coscienza individuale dei singoli cittadini.
Mettiamo da un lato l’”educare alle armi di Salvini”, che’ si qualifica da se’ e su cui abbiamo gia’ detto, e prendiamo in considerazione l’”educare allo Stato” di Renzi. Quale Stato? Non certo quello di persone libere che fanno i propri contratti civici con lo Stato, ma uno Stato che ti obbliga ad aiutare il prossimo… una forte contraddizione in termini visto che gli aiuti per il prossimo possono solo essere di due tipi: istituzionali o volontari. E voler far rientrare nei primi una sorta di “forzati del lavoro” non crediamo proprio che avvantaggi i ricettori di questi aiuti. Parliamo, invece, di educazione civica nelle scuole, non come opzione estemporanea durante le ore di storia, ma come materia vera e propria, con didattiche tipo quelle dell’italiano, della matematica e delle scienze. Qui il discorso e’ un altro. E chi propone in questa campagna elettorale certe cose, crediamo lo sappia bene, ma forse fa piu’ gioco cercare di attrarre i giovani al servizio civile obbligatorio con qualche centinaio di euro di paghetta…. Pecunia, pecunia… ma questo crediamo sia il classico caso in cui la pecunia svolgerebbe proprio un ruolo diseducativo.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc