“Se rispondessero ai problemi dei cittadini con la stessa solerzia con cui hanno risposto ai nostri appunti nei loro confronti, la Sicilia, forse, avrebbe anche qualche speranza. Invece gli assessori-candidati e lo stesso presidente della Regione continuano a primeggiare nella nobile arte in cui da sempre sono specialisti i partiti che hanno distrutto l’isola: quella dell’apparire piuttosto che dell’essere”.
“Il M5S al’Ars ribatte alle risposte arrivate dagli assessori Lagalla, Ippolito, Sgarbi e da Musumeci dopo che i parlamentari 5 stelle avevano chiesto al presidente della Regione di togliere, per ragioni di opportunità, le deleghe agli assessori candidati alle elezioni di marzo.
“La reazione piccata di questa gente – affermano i deputati – è assolutamente fuori luogo e tipica di chi è stato beccato con le mani nella marmellata. L’inopportunità della candidatura per un assessore, specie in un momento tragico come quello che sta attraversando ora la Sicilia, più che evidente, è lapalissiana. Musumeci, anziché definire calci di un asino le legittime osservazioni dell’opposizione, frase che squalifica non solo la sua persona, ma anche l’istituzione che rappresenta, venga a riferire in aula su cosa fanno gli assessori-candidati pagati con soldi pubblici e con lui vengano gli stessi assessori, a partire dallo smemorato Sgarbi che ci definisce ladri di stipendi, quando, fino a prova contraria, è stato lui ad essere condannato in via definitiva per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato per produzione di documenti falsi e assenteismo mentre era dipendente del ministero dei Beni culturali nel periodo 1989 1990”.