Il rapporto annuale dell’INCB (International Narcotics Control Board), l’agenzia Onu preposta al controllo delle convenzioni internazionali sulla droga (tutte, ovviamente di stampo proibizionista) è un avviso che assomiglia alla campana di una nave che suona per invitare all’abbandono della nave. I dati sono tragici, e forse non ancora disperati, soprattutto se si considera che sono frutto del lavoro di un’agenzia Onu il cui compito e’ far si’ che continuino e siano sempre piu’ tali le politiche proibizioniste in materia di droghe.
Il quadro generale si puo’ sintetizzare in una frase lapidaria: tutte le politiche messe in atto fino ad oggi hanno portato all’aumento di cio’ che si voleva combattere. Non solo, ma le forme di espressione di questo mercato clandestino e criminale sono sempre piu’ acri e violente per i consessi civili e statuali, nonche’ per gli individui, siano essi consumatori che cittadini. Piu’ di qualcosa, quindi, non ha funzionato e continua a non funzionare.
Certo, ci sono delle schiarite/speranze. La California, per esempio e importanza, che ha legalizzato l’uso medico e ricreativo della marijuana. Ma, pur se sono diversi gli Stati Usa che hanno gia’ seguito o sono stati antesignani delle scelte californiane, così come -a macchia di leopardo- alcuni Stati del mondo hanno fatto o stanno facendo altrettanto, la situazione e’ tutt’altro che confortante. Si pensi all’Afghanistan dove, nonostante una presenza massiccia di forze internazionali di pace (anche se in calo) da diversi anni, le coltivazioni di una delle droghe piu’ letali (fisicamente, umanamente e politicamente) al mondo (eroina), solo nel 2016 sono cresciute dell’87% rispetto all’anno precedente. Spontanea la domanda: ma che ci stanno a fare i soldati di mezzo mondo nei monti di quel meraviglioso Paese, se non riescono ad impedire alla radice il sostentamento, attraverso le coltivazioni illegali di papavero da oppio, delle forze politico-religiose che destabilizzano la regione? Altrettanta domanda per Paesi come Messico, Colombia o Peru’, tutti con regimi che hanno rapporti ben saldi con il Paese gendarme delle Americhe e che, in materia di droghe e lotta proibizionista (soprattutto fuori dei suo confini nazionali) non e’ secondo a nessuno.
E poi l’Africa, dove gli insufficienti interventi economici di chi l’ha spolpata di ricchezze nei secoli passati, sta provocando l’affermarsi di economie illegali e clandestine sul posto, legate essenzialmente al transito delle droghe dai poveri Paesi produttori ai ricchi Paesi consumatori… oltre a averli fatti diventare fucina di disperate migrazioni che creano non pochi problemi anche nei Paesi ricchi che le accolgono.
Se poi guardiamo la campagna elettorale che fra due giorni portera’ gli italiani al voto, a parte i “soliti” legalizzatori della Bonino e isolate personalta’ in qualche schieramento, sembra che la questione droga non esista…. come se il prossimo Parlamento italiano debba occuparsi di politiche solo all’interno di un fortino isolato dal resto del mondo.
Per questo rivolgiamo invito alla lettura del rapporto dell’agenzia dell’ONU. Magari, anche chi a parole dice di essere convinto della bonta’ di politiche legalizzatrici, potrebbe rendersi conto che dal dire e’ il momento di passare al fare.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc